Vita Chiesa

«Ordo Virginum», istruzione vaticana per scoprire la bellezza di questa vocazione

«Dopo il Rito liturgico e le norme in esso contenute, l’Istruzione è il primo documento della Sede Apostolica che approfondisce la fisionomia e la disciplina di questa forma di vita». Lo ha detto questa mattina il Card. João Braz de Aviz, pefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, presentando in Sala stampa vaticana l’Istruzione «Ecclesiae Sponsae Imago» sull’Ordo Virginum. «Tra due anni, nel 2020, il Rito ripristinato celebrerà il 50 anniversario: nel mezzo secolo trascorso, con la riscoperta della Chiesa particolare, questa peculiare vocazione femminile è stata conosciuta ed amata in tutto il mondo. Le vergini consacrate – ha aggiunto – sono presenti in tutti i Continenti, in numerosissime diocesi, e offrono la propria testimonianza di vita in ogni ambito della società e della Chiesa».

Nel 2016, durante l’Anno della Vita Consacrata, «una statistica approssimata per difetto stimava la presenza di oltre cinquemila vergini consacrate nel mondo, in continua crescita. L’Istruzione sull’Ordo virginum intende rispondere alle richieste che numerosi vescovi e vergini consacrate in questi anni hanno presentato alla Congregazione per la vita consacrata circa la vocazione e la testimonianza dell’Ordo virginum, la sua presenza nella Chiesa e universale, e – in particolare – sulla formazione e il discernimento vocazionale». Per il cardinale, «Ecclesiae Sponsae Imago» vuole «aiutare a scoprire la bellezza di questa vocazione, e contribuire a mostrare la bellezza del Signore che trasfigura la vita di tante donne che quotidianamente ne fanno esperienza». Infine il prefetto ha espresso l’auspicio di «organizzare e veder convenire a Roma le vergini consacrate di tutto il mondo per un nuovo incontro internazionale nel 2020, per celebrare con Pietro il 50 anniversario del Rito».

Principi normativi per tutte le Diocesi. «La presente Istruzione stabilisce i principi normativi e i criteri orientativi che i Pastori di ogni Diocesi e Chiesa particolare assimilata alla Diocesi dovranno applicare nella cura pastorale dell’Ordo virginum». È quanto si legge nell’introduzione all’istruzione «Ecclesia Sponsae Imago». «Negli ultimi anni – prosegue il testo -, da più parti sono giunte a questo Dicastero richieste di offrire indicazioni che orientino l’azione dei Vescovi diocesani nell’applicazione delle norme contenute nel Pontificale Romano e implicitamente richiamate dal can. 604 del Codice di Diritto Canonico, come pure nella definizione di una disciplina più completa e organica che, sulla base dei principi comuni al diritto della vita consacrata nelle sue varie forme, si precisi in riferimento alle peculiarità dell’Ordo virginum. La rinnovata presenza di questa forma di vita consacrata nella Chiesa, la cui ricomparsa è così strettamente legata all’evento del Concilio Vaticano II, e la rapidità della sua crescita in tante Chiese particolari, rendono opportuno corrispondere a tali richieste, affinché nel necessario adeguamento ai diversi contesti culturali sia custodita l’identità specifica dell’Ordo virginum».

Dopo aver delineato il fondamento biblico e gli elementi tipici della vocazione e della testimonianza delle vergini consacrate (Prima Parte), l’Istruzione si compone di una trattazione specifica della configurazione dell’Ordo virginum nell’ambito della Chiesa particolare e della Chiesa universale (Seconda Parte), per poi soffermarsi sul discernimento vocazionale e gli itinerari per la formazione previa alla consacrazione e la formazione permanente (Terza Parte).

«La verginità cristiana si pone nel mondo come segno manifesto del Regno futuro perché la sua presenza rivela la relatività dei beni materiali e la transitorietà del mondo stesso. In questo senso, come il celibato del profeta Geremia, essa è profezia della fine imminente, ma al tempo stesso, in forza del legame sponsale con Cristo, annuncia anche l’inizio della vita del mondo futuro, il mondo nuovo secondo lo Spirito. Il segno, così, come accade nella visione biblica, non è un riferimento puramente convenzionale o la pallida immagine di una realtà lontana, ma la realtà stessa nella sua manifestazione incipiente. Nel segno è contenuta, anche se ancora nascosta, la realtà futura». È un passaggio della prima parte dell’istruzione, dedicata ai fondamenti biblici e agli elementi tipici della vocazione e della testimonianza delle vergini consacrate. «Le donne in cui lo Spirito suscita il carisma della verginità (Mt 19, 11-12) ricevono la grazia di una particolare vocazione, con cui Dio Padre le attrae al cuore dell’alleanza nuziale (Ap 19, 7-9) che nel suo eterno disegno di amore ha voluto stabilire con l’umanità e che si è compiuta nell’Incarnazione e nella Pasqua del Figlio», prosegue il documento: «La consacrazione stabilisce uno speciale rapporto di comunione con la Chiesa particolare e universale, definito da un peculiare vincolo, che determina l’acquisizione di un nuovo stato di vita e le introduce nell’Ordo virginum. La configurazione istituzionale e la cura pastorale di questa forma di vita – si legge – hanno quindi come mediazione necessaria il ministero del Vescovo diocesano o, in una Chiesa particolare assimilata alla Diocesi, il ministero del Pastore che la presiede, in comunione con il Successore di Pietro».

Il radicamento alla diocesi è uno dei tratti particolari delle vergini consacrate: «Chiamate a far risplendere nella loro esistenza la carità che è principio dell’unità e della santità dell’intero corpo della Chiesa, le donne che ricevono questa consacrazione restano radicate nella porzione del popolo di Dio in cui già vivono e in seno alla quale si è compiuto il discernimento vocazionale e la preparazione alla consacrazione. A questa Chiesa particolare sono infatti legate da uno speciale vincolo di amore e di appartenenza reciproca». Nell’istruzione si precisa che «è compito del Vescovo diocesano accogliere come dono dello Spirito le vocazioni alla consacrazione nell’Ordo virginum, promuovendo le condizioni affinché il radicamento delle consacrate nella Chiesa a lui affidata contribuisca al cammino di santità del popolo di Dio e alla sua missione». In quanto responsabile dell’ammissione alla consacrazione, «il Vescovo diocesano presiede alla raccolta degli elementi di conoscenza di ciascuna candidata, stabilisce le modalità con cui svolgere un adeguato percorso di formazione e porta a compimento il discernimento vocazionale». Tenendo conto delle concrete circostanze, inoltre, «il Vescovo diocesano valuterà di quali collaborazioni servirsi affinché sia assicurata all’Ordo virginum un’adeguata cura pastorale, che sia coerente con le peculiarità di questa forma di vita».

Discernimento vocazionale e formazione permanente. La consacrazione esige non soltanto «una maturazione umana e cristiana valutata tramite un attento discernimento vocazionale e una specifica formazione previa, ma anche una convinta e costante cura della formazione permanente che, approfondendo e rinnovando le motivazioni della scelta compiuta, permetta alla consacrata di consolidarsi nella vocazione proprio mentre vive il dinamismo ad essa intrinseco». Nella terza e ultima parte dell’istruzione «Ecclesia Sponsae Imago», si ricorda che «il discernimento vocazionale consiste nello scrutare i segni attraverso i quali si esprime il carisma dell’Ordo virginum, con il suo peculiare radicamento nella Chiesa particolare e il suo modo caratteristico di essere presente nel contesto sociale e culturale. Per il bene delle persone interessate e della Chiesa, occorre favorire le condizioni che permettano di operare un discernimento sereno e libero, in cui verificare, alla luce della fede e delle possibili controindicazioni, la veridicità della vocazione e la rettitudine delle intenzioni». A conclusione del percorso formativo «concordato con il Vescovo, dopo un attento discernimento personale e con l’accompagnatore spirituale, la candidata presenterà al Vescovo la domanda di ammissione. È opportuno che tale domanda sia espressa in uno scritto autografo e che riferisca il parere dell’accompagnatore spirituale». Inoltre, è fondamentale «la cura della formazione permanente trova il suo fondamento nell’esigenza di corrispondere in modo sempre più pieno alla vocazione ricevuta».