Vita Chiesa

Papa Francesco a Corte dei Conti: rigore delle spese, lotta alla corruzione e attenzione ai poveri

La Corte dei Conti svolge «un indispensabile servizio orientato secondo giustizia verso il bene comune. E questo non è un concetto ideologico o solo teorico, ma è legato alle condizioni di pieno sviluppo per tutti i cittadini e può essere realizzato tenendo conto della dignità della persona nella sua integralità. Per questa ragione, lo Stato, in tutte le sue articolazioni, è chiamato ad essere il difensore dei diritti naturali dell’uomo, il cui riconoscimento è una condizione per l’esistenza dello Stato di diritto. Pertanto, il bene della persona umana, intesa sempre nella sua dimensione relazionale e comunitaria, deve costituire il criterio essenziale di tutti gli organi e i programmi di una nazione». Lo ha ribadito questa mattina Papa Francesco riceve in udienza nell’Aula Paolo VI i funzionari della Corte dei Conti.

La «delicata funzione di magistrato contabile» richiede «non solo una elevata professionalità e specializzazione, ma anzitutto una coscienza personale rettamente formata, uno spiccato senso della giustizia, un generoso impegno verso le istituzioni e la comunità. Nello svolgimento di questo compito, il magistrato credente può trovare aiuto nel riferimento a Dio; il magistrato non credente sostituirà il riferimento al trascendente con quello al corpo sociale, con un diverso significato, ma con uguale impegno morale». D’altre parte, ha aggiunto Francesco, «il controllo rigoroso delle spese frena la tentazione, ricorrente in coloro che occupano cariche politiche o amministrative, a gestire le risorse non in modo oculato, ma a fini clientelari e di mero consenso elettorale».

«L’importante ruolo che la Magistratura contabile riveste per la collettività, in particolare nella lotta incessante alla corruzione». È quello evidenziato dal Papa nel corso dell’udienza ai funzionari della Corte dei Conti. La corruzione, infatti, è «una delle piaghe più laceranti del tessuto sociale, perché lo danneggia pesantemente sia sul piano etico che su quello economico: con l’illusione di guadagni rapidi e facili, in realtà impoverisce tutti, togliendo fiducia, trasparenza e affidabilità all’intero sistema. La corruzione avvilisce la dignità dell’individuo e frantuma tutti gli ideali buoni e belli». Per questo, «la società nel suo insieme è chiamata a impegnarsi concretamente per contrastare il cancro della corruzione nelle sue varie forme» e «la Corte dei Conti, nell’esercizio dei controlli sulla gestione e sulle attività delle pubbliche amministrazioni, rappresenta un valido strumento per prevenire e colpire l’illegalità e gli abusi». Da parte loro, ha proseguito il Papa, «i singoli amministratori pubblici devono avvertire sempre più la responsabilità di operare con trasparenza e onestà, favorendo così il rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni, il cui scollamento è una delle manifestazioni più gravi della crisi della democrazia». I beni comuni, infatti, «costituiscono risorse che vanno tutelate a vantaggio di tutti, specialmente dei più poveri, e di fronte a un loro utilizzo irresponsabile lo Stato è chiamato a svolgere una indispensabile funzione di vigilanza, debitamente sanzionando i comportamenti illeciti».