Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: «Gesù non fa proselitismo, annuncia che il Padre ci ama»

«Gesù non fa proselitismo: annuncia, semplicemente». Lo ha detto, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in piazza San Pietro davanti a 10mila persone e dedicata alla seconda invocazione del Padre Nostro: «Venga il tuo regno». «Queste parole non sono affatto una minaccia, al contrario, sono un lieto annuncio, un messaggio di gioia», ha spiegato Francesco: «Gesù non vuole spingere la gente a convertirsi seminando la paura del giudizio incombente di Dio o il senso di colpa per il male commesso». Al contrario, «quella che lui porta è la Buona Notizia della salvezza, e a partire da essa chiama a convertirsi». «Ognuno è invitato a credere nel vangelo», l’invito del Papa: «la signoria di Dio si è fatta vicina ai suoi figli. Questo è Vangelo: la signoria di Dio si è fatta vicina ai suoi figli». «Gesù annuncia questa cosa meravigliosa, questa grazia», ha proseguito Francesco a braccio: «Dio, il Padre, ci ama, ci è vicino e ci insegna ad andare sulla strada della santità».

«I segni della venuta di questo Regno sono molteplici, e tutti positivi», ha fatto notare il Papa, ricordando che «Gesù inizia il suo ministero prendendosi cura degli ammalati, sia nel corpo che nello spirito, di coloro che vivevano una esclusione sociale – per esempio i lebbrosi -, dei peccatori guardati con disprezzo da tutti». «Anche da coloro più peccatori di loro, ma che facevano finta di essere giusti», ha aggiunto a braccio: «E Gesù questi come li chiama? Ipocriti». Gesù stesso indica questi segni: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo».

«Tanti uomini e donne vivono ancora con il cuore chiuso», ha poi denunciato il Papa. «È soprattutto in queste situazioni che sulle labbra del cristiano affiora la seconda invocazione del Padre nostro: ‘Venga il tuo regno!’», ha commentato Francesco: «Che è come dire: ‘Ma Padre, abbiamo bisogno di te. Gesù, abbiamo bisogno di te. Abbiamo bisogno che ovunque e per sempre tu sia Signore in mezzo a noi!’. ‘Venga il tuo Regno’: ‘Sii tu in mezzo a noi’». «Venga il tuo Regno!», ripete «con insistenza il cristiano, quando prega il Padre Nostro», ha sottolineato il Papa:  «Gesù è venuto; però il mondo è ancora segnato dal peccato, popolato da tanta gente che soffre, da persone che non si riconciliano e non perdonano, da guerre e da tante forme di sfruttamento». «Pensiamo alla tratta dei bambini, è un esempio», ha proseguito a braccio: «Tutti questi fatti sono la prova che la vittoria di Cristo non si è ancora completamente attuata».

«Il Regno di Dio è simile a un campo dove crescono insieme il buon grano e la zizzania: il peggior errore sarebbe di voler intervenire subito estirpando dal mondo quelle che ci sembrano erbe infestanti». Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, ha ricordato che «Dio non è come noi, Dio ha pazienza». «Non è con la violenza che si instaura il Regno nel mondo: il suo stile di propagazione è la mitezza», ha commentato Francesco: «Il Regno di Dio è certamente una grande forza, la più grande che ci sia, ma non secondo i criteri del mondo; per questo sembra non avere mai la maggioranza assoluta. È come il lievito che si impasta nella farina: apparentemente scompare, eppure è proprio esso che fa fermentare la massa. Oppure è come un granello di senape, così piccolo, quasi invisibile, che però porta in sé la dirompente forza della natura, e una volta cresciuto diventa il più grande di tutti gli alberi dell’orto».

In questo «destino» del Regno di Dio, la tesi del Papa, «si può intuire la trama della vita di Gesù: anche lui è stato per i suoi contemporanei un segno esile, un evento pressoché sconosciuto agli storici ufficiali del tempo. Un chicco di grano si è definito lui stesso, che muore nella terra ma solo così può portare molto frutto. Il simbolo del seme è eloquente: un giorno il contadino lo affonda nella terra – un gesto che sembra una sepoltura – e poi, ‘dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa’». «Un seme che germoglia è più opera di Dio che dell’uomo che l’ha seminato», ha spiegato Francesco: «Dio ci precede sempre, Dio ci sorprende sempre. Grazie a lui dopo la notte del Venerdì santo c’è un’alba di Risurrezione capace di illuminare di speranza il mondo intero».

«Venga il tuo Regno! Seminiamo questa parola in mezzo ai nostri peccati e fallimenti». È l’invito con cui il Papa ha concluso l’udienza di oggi. «Regaliamola alle persone sconfitte e piegate dalla vita, a chi ha assaporato più odio che amore, a chi ha vissuto giorni inutili senza mai capire il perché», l’invito di Francesco: «Doniamola a coloro che hanno lottato per la giustizia, a tutti i martiri della storia, a chi ha concluso di aver combattuto per niente e che in questo mondo domina sempre il male. Sentiremo allora la preghiera del Padre nostro rispondere. Ripeterà per l’ennesima volta quelle parole di speranza, le stesse che lo Spirito ha posto a sigillo di tutte le Sacre Scritture: ‘Sì, vengo presto!’». «È la risposta del Signore», ha commentato a braccio il Papa sulla scorta dell’Apocalisse: «Vengo presto, amen. E la risposta della Chiesa è: ‘Vieni, Signore Gesù’». «Venga il tuo Regno è dire: ‘Vieni, Signore Gesù!’», ha sintetizzato Francesco concludendo la catechesi, ancora una volta, fuori testo: «E Gesù viene, a suo modo, ma tutti i giorni. Abbiamo fiducia in questo, e quando preghiamo il Padre nostro diciamo sempre: ‘Venga il tuo regno’, per sentire nel cuore: ‘Sì, vengo, e vengo presto’».

«Oggi, Mercoledì delle Ceneri, inizia il cammino quaresimale. Auguro a ciascuno di voi di vivere questo tempo in un autentico spirito penitenziale e di conversione, come un ritorno al Padre, che attende tutti a braccia aperte per ammetterci alla comunione più intima con lui». Con questo augurio – che ha fatto eco agli auguri di buona Quaresima rivolto ai fedeli degli altri gruppi linguistici, formulati poco prima – il Papa ha concluso l’udienza di oggi. Questo pomeriggio, alle 16.30, Francesco sarà nella basilica romana di Sant’Anselmo, per la tradizionale «statio» quaresimale, con relativa processione all’Aventino fino alla basilica di Santa Sabina, dove il Papa celebrerà la Messa con il rito della benedizione e dell’imposizione delle Ceneri.