Vita Chiesa

Papa Francesco, udienza: la vita cristiana è sintesi di azione e contemplazione

Ad un certo punto Papa Francesco si è anche tolto per qualche istante il copricapo bianco, in segno di saluto e omaggio alla folla, che glielo ha simbolicamente «restituito». Tra i fedeli presenti in piazza, circa 1.200 provengono dalle diocesi del Triveneto, guidati dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia e accompagnati dai loro vescovi, che in questi giorni sono in «visita ad limina» dal Papa.

«L’entrare nella gloria di Dio esige la fedeltà quotidiana alla sua volontà, anche quando richiede sacrificio, richiede alle volte di cambiare i nostri programmi», ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi si è soffermato sull’Ascensione come «culmine» della vita terrena di Gesù, contenuta nel Credo, in cui recitiamo che Gesù «è salito al cielo, siede alla destra del Padre». L’Ascensione di Gesù, ha ricordato Papa Francesco, «avvenne concretamente sul Monte degli Ulivi, vicino al luogo dove si era ritirato in preghiera prima della passione per rimanere in profonda unione con il Padre». «Ancora una volta – il commento del Papa – vediamo che la preghiera ci dona la grazia di vivere fedeli al progetto di Dio».

«Gesù è il nostro avvocato, il nostro difensore presso il Padre Gesù», perché «è l’unico ed eterno sacerdote che con la sua passione ha attraversato la morte e il sepolcro ed è risorto e asceso al cielo, è presso Dio Padre, dove intercede per sempre a nostro favore». Partendo dalla prima lettera di Pietro e accolto da applausi a più riprese, soprattutto in questo punto della catechesi, papa Francesco si è soffermato a braccio sulla figura di Cristo. «Noi ne abbiamo uno – ha detto fuori testo – che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati». «Abbiamo questo avvocato», ha proseguito: «Non abbiamo paura di andare da lui a chiedere perdono, a chiedere la sua benedizione misericordiosa. Lui ci perdona sempre, ci difende sempre: non dimentichiamo questo». L’Ascensione di Gesù al cielo, allora, «ci fa conoscere allora questa realtà così consolante per il nostro cammino: in Cristo, vero Dio e vero uomo, la nostra umanità è stata portata presso Dio. Lui ci ha aperto il passaggi: è come un capo cordata quando si scala una montagna, che è giunto alla cima e ci attira a sé conducendoci a Dio». «Se affidiamo a lui la nostra vita, se ci lasciamo guidare da lui – ha assicurato il Papa – siamo certi di essere in mani sicure, in mano del nostro salvatore, del nostro avvocato».

«Noi non siamo mai soli, abbiamo questo avvocato che ci attende, che ci difende», ha detto il Papa a braccio nella parte finale della catechesi, spiegando che l’Ascensione «non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che è vivo in mezzo a noi in modo nuovo: non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’Ascensione, ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi». «Nella nostra vita – ha spiegato Papa Francesco ai fedeli – non siamo mai soli: il Signore crocifisso e risorto ci guida. Con noi ci sono tanti fratelli e sorelle che nel silenzio e nel nascondimento, nella loro vita di famiglia e di lavoro, nei loro problemi e difficoltà, nelle loro gioie e speranze, vivono quotidianamente la fede e portano, insieme a noi, al mondo la signoria dell’amore di Dio». «Gesù è Risorto, è asceso al cielo, è avvocato per noi!», ha esclamato il Papa salutato dall’applauso dei fedeli. Di qui l’invito a «partire dalla contemplazione della Signoria di Gesù, per avere da lui la forza di portare e testimoniare il Vangelo nella vita di ogni giorno: contemplare e agire, ‘ora et labora’ insegna san Benedetto, sono entrambi necessari nella nostra vita di cristiani».

Tra gli «elementi» dell’Ascensione narrata da san Luca, Papa Francesco ha citato il fatto che gli apostoli, dopo aver visto Gesù salire al cielo, tornarono a Gerusalemme «con grande gioia». «Questo ci sembra un po’ strano», ha commentato: «In genere quando siamo separati dai nostri familiari, dai nostri amici, per una partenza definitiva e soprattutto a causa della morte, c’è in noi una naturale tristezza, perché non vedremo più il loro volto, non ascolteremo più la loro voce, non potremo più godere del loro affetto, della loro presenza». L’evangelista, invece, «sottolinea la profonda gioia degli apostoli». «Come mai?», si è chiesto il Papa. «Proprio perché – la sua risposta – con lo sguardo della fede, essi comprendono che, sebbene sottratto ai loro occhi, Gesù resta per sempre con loro, non li abbandona e, nella gloria del Padre, li sostiene, li guida e intercede per loro».