Vita Chiesa

Papa a Malta: Angelus, “grazie, in queste isole si respira il senso del popolo di Dio”. “Preghiamo per la pace”

“Sono grato per le parole che Mons. Scicluna mi ha rivolto a nome vostro. Ma sono io che dico a voi: Grazzi!”. Lo ha detto il Papa, al termine della Messa celebrata nel piazzale dei Granai a Floriana, prima di recitare l’Angelus.  “Vorrei esprimere la mia riconoscenza al signor presidente della Repubblica e alle autorità, ai miei fratelli vescovi, a voi, cari sacerdoti, religiosi e religiose, e a tutti i cittadini e i fedeli di Malta e di Gozo per l’accoglienza e l’affetto ricevuti”, ha proseguito Francesco: “Questa sera, dopo aver incontrato diversi fratelli e sorelle migranti, sarà già ora di fare ritorno a Roma, ma porterò con me molti momenti e parole di questi giorni, tanti gesti. Soprattutto conserverò nel cuore tanti volti, e il volto luminoso di Malta! Ringrazio anche coloro che hanno lavorato per questa visita; e vorrei salutare cordialmente i fratelli e le sorelle di varie confessioni cristiane e religioni che ho incontrato. A tutti chiedo di pregare per me; io lo farò per voi. Preghiamo a vicenda!”. “In queste isole si respira il senso del popolo di Dio”, l’omaggio di Francesco: “Andate avanti così, ricordando che la fede cresce nella gioia e si rafforza nel dono. Proseguite la catena di santità che ha portato tanti maltesi a donarsi con entusiasmo a Dio e agli altri. Penso a Dun Ġorġ Preca, canonizzato quindici anni fa”. Infine, “una parola ai giovani, che sono il vostro avvenire”: “Cari amici giovani – ha detto il Papa –  condivido con voi la cosa più bella della vita. Sapete qual è? È la gioia di spendersi nell’amore, che ci fa liberi. Ma questa gioia ha un nome: Gesù. Vi auguro la bellezza di innamorarvi di Gesù, che è Dio di misericordia, che crede in voi, sogna con voi, ama le vostre vite e non vi deluderà mai. Andare avanti sempre con Gesù anche con la famiglia, con il popolo di Dio! Non dimenticatevi delle radici: parlate con i vecchi, parlate con i nonni, parlate con gli anziani! Il Signore vi accompagni e la Madonna vi custodisca. La preghiamo ora per la pace, pensando alla tragedia umanitaria della martoriata Ucraina, ancora sotto i bombardamenti di questa guerra sacrilega. Non stanchiamoci di pregare e di aiutare chi soffre. La pace sia con voi!”.

Gli accusatori della donna adultera “sono il ritratto di quei credenti che, in ogni tempo, fanno della fede un elemento di facciata, dove ciò che risalta è l’esteriorità solenne, ma manca la povertà interiore, che è il tesoro più prezioso dell’uomo”. Per Gesù, invece, “quello che conta è l’apertura disponibile di chi non si sente arrivato, bensì bisognoso di salvezza”. Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia della Messa celebrata nel piazzale dei Granai a Floriana. “Ci fa bene allora, quando stiamo in preghiera e anche quando partecipiamo a belle funzioni religiose, chiederci se siamo sintonizzati con il Signore”, il consiglio di Francesco: “Possiamo chiederlo direttamente a lui: ‘Gesù, sono qui con te, ma tu che cosa vuoi da me? Cosa vuoi che cambi nel mio cuore, nella mia vita? Come vuoi che veda gli altri?’. Ci farà bene pregare così, perché il Maestro non si accontenta dell’apparenza, ma cerca la verità del cuore. E quando gli apriamo il cuore nella verità, può compiere prodigi in noi”. Come nella donna adultera: “La sua situazione sembra compromessa, ma ai suoi occhi si apre un orizzonte nuovo, impensabile prima. Ricoperta di insulti, pronta a ricevere parole implacabili e castighi severi, con stupore si vede assolta da Dio, che le spalanca davanti un futuro inatteso: ‘Nessuno ti ha condannata? – le dice Gesù – Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più’. Che differenza tra il Maestro e gli accusatori! Quelli avevano citato la Scrittura per condannare; Gesù, la Parola di Dio in persona, riabilita completamente la donna, restituendole speranza”. “Anche nella nostra religiosità possono insinuarsi il tarlo dell’ipocrisia e il vizio di puntare il dito. In ogni tempo, in ogni comunità”. “C’è sempre il pericolo di fraintendere Gesù, di averne il nome sulle labbra ma di smentirlo nei fatti”, il monito del Papa sulla scorta dell’episodio evangelico della donna adultera: “E lo si può fare anche innalzando vessilli con la croce”. Come fanno, ad esempio, gli accusatori della donna, in cui “vediamo l’immagine di coloro che si vantano di essere giusti, che si vantano di essere osservanti della legge di Dio, persone a posto e perbene. Non badano ai propri difetti, ma sono attentissimi a scovare quelli degli altri”. Così vanno da Gesù, ha spiegato Francesco, “non a cuore aperto per ascoltarlo, ma per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo”. “È un intento che fotografa l’interiorità di queste persone colte e religiose, che conoscono le Scritture, frequentano il tempio, ma subordinano tutto ai propri interessi e non combattono contro i pensieri malevoli che si agitano nel loro cuore”, il commento del Papa: “Agli occhi della gente sembrano esperti di Dio, ma proprio loro non riconoscono Gesù, anzi lo vedono come un nemico da far fuori. Per farlo, gli mettono davanti una persona, come se fosse una cosa, chiamandola con disprezzo ‘questa donna’ e denunciando pubblicamente il suo adulterio. Premono perché la donna sia lapidata, riversando contro di lei l’avversione che loro hanno per la compassione di Gesù. E fanno tutto questo sotto il manto della loro fama di uomini religiosi”. “Come verificare allora se siamo discepoli alla scuola del Maestro?”, si è chiesto Francesco: “Dal nostro sguardo, da come guardiamo al prossimo e da come guardiamo a noi stessi. Da come guardiamo al prossimo: se lo facciamo come Gesù ci mostra oggi, cioè con uno sguardo di misericordia, oppure in modo giudicante, a volte persino sprezzante, come gli accusatori del Vangelo, che si ergono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli. In realtà, chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo, perché dimentica la misericordia, che è il cuore di Dio”.