Vita Chiesa
“Prendere il largo”, presentato a Roma un volume del card. Maradiaga
Sistemi finanziari e governi “immorali”. “Non v’è dubbio che ha ben poco di morale spossessare gli altri, ma è molto più immorale costruire un sistema, spalleggiarlo e rafforzarlo con l’aiuto dei governi più forti, allo scopo di espropriare e spossessare Paesi interi”: così diceva il card. Rodriguez Maradiaga nell’aprile 2007 in Guatemala. “Si noti – aggiungeva – in che modo immorale le potenze europee saccheggiarono le colonie – e adesso le potenze economiche continuano a farlo – e si consideri con quale violenza fu costruito il sistema industriale, la cosiddetta rivoluzione industriale, che rese più ricchi i ricchi e più povero il resto delle persone”. Eppure, sottolineava, “si può accettare che un modello economico danneggi apertamente e aggressivamente le persone e le condanni a vivere nella povertà? Nessuno può acconsentire a questo, e non è affatto ammissibile che i governi, ben al corrente del problema, non facciano nulla per cambiare la tendenza e correggere i modelli per favorire il benessere delle persone”. “Non vogliono o non possono?”, si chiedeva. “I governi, poiché agiscono in conformità ai sistemi finanziari e industriali, proteggendo i loro interessi e favorendo il loro disimpegno, si comportano in maniera immorale e così facendo si preoccupano di mantenere sani gli indicatori finanziari anche a costo del benessere e dello sforzo delle persone”.
“Non dimentichiamo i poveri!”. Questo fu l’invito che rivolse nel 2003 ai parlamentari dell’Honduras, ricordando le cifre del divario tra ricchi e poveri. Ponendo, inoltre, l’accento su un problema emergente, particolarmente sentito dai latinoamericani emigrati in America del Nord e in Europa: “La xenofobia è, purtroppo, ritornata: non ha il colore della pelle, ma ha inevitabilmente l’insopportabile colore della povertà”. Perché “il povero è colui che non ha trovato il modo di risolvere e soddisfare le sue esigenze fondamentali: quelle che riguardano il cibo, i vestiti, la salute, la casa, le competenze e il lavoro”. E concludeva: “Uno sguardo minuzioso sul mondo ci deve portare a pensare che la prima grande lotta da sostenere è quella contro la miseria, contro l’egoismo, contro l’indifferenza e contro il conformismo. Occorre comprenderlo: la povertà è il più grande nemico della pace”.
Una Chiesa che sorride e abbraccia. “Promuovere discorsi e temi che vengono dall’America Latina e danno nuova linfa al vecchio Occidente”: è questo uno degli obiettivi principali del volume del card. Maradiaga, come spiegato durante la presentazione da don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana. Discorsi che “non sono mai contro qualcuno, anche quando vengono fatte forti denunce – ha detto Andrea Tornielli, vaticanista del “Giornale” – con passaggi che non risparmiano critiche ai potenti, alle guerre preventive e ai disagi che ne derivano, come pure ai meccanismi della globalizzazione. Sono però pagine ricche di speranza, che mostrano una Chiesa che sorride e che abbraccia, con un amore sconfinato per i poveri”. Secondo il card. Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace, il libro è “pieno di passione e compassione per gli uomini e le donne che patiscono ingiustizie e sopraffazione”. La sfida della globalizzazione, ha aggiunto, “ha portato all’aumento della competitività e delle disparità tra ricchi e poveri, fenomeni oramai evidenti anche nelle nazioni più sviluppate, dove è sempre più diffusa la sensazione di precarietà, specie tra le giovani generazioni”. Il card. Martino ha concluso con un appello a “leggere, meditare, agire”.