Vita Chiesa

Quella domanda di sacro che arriva dai «passaggi di vita»

Il tema del convegno toscano degli Uffici catechistici, tenutosi quest’anno a Cortona (20-21 gennaio), era: «Noi vogliam Dio? Dalla domanda di sacro alla proposta di fede». La citazione di un canto ben conosciuto dal nostro popolo fino a pochi anni fa intendeva introdurre ad un aspetto significativo della situazione delle nostre comunità. In esse, anche se con vistosi cedimenti al secolarismo più anticlericale o con la presenza di vaste aree di indifferenza alla vita della Chiesa, persiste ancora una certa domanda di sacro o comunque una ricerca di senso che si incanala nelle tradizionali pratiche della religione: soprattutto nei momenti significativi dei passaggi di vita (nascita, morte, malattia, crescita ed educazione dei figli, creazione di un nuovo nucleo familiare, ecc.) o nell’esperienza di momenti significativi che introducono a tempi e luoghi capaci di modificare la quotidianità (pellegrinaggi in luoghi più o meno sacri e speciali, esperienze legate all’arte o all’approfondimento di percorsi di spiritualità o semplicemente di senso). Come allora accompagnare queste percorsi perché non rimangano estemporanei e non si riducano a semplici memorie di un passato tradizionale o dispersi frammenti di una curiosità superficiale?

Ci hanno accompagnato in questa riflessione mons. Simone Giusti, vescovo di Livorno e delegato della CET per l’evangelizzazione e la catechesi, e don Mario Sìmula, vicario generale della diocesi di Sassari. Dalla loro stimolante riflessione, consapevole e appassionata, sono giunte molte indicazioni utili per un nuovo stile di chiesa e per un ripensamento delle nostre comunità, che partendo dal desiderio di rinnovamento missionario che papa Francesco auspica e intende iniziare per tutta e in tutta la chiesa, si apre alla situazione concreta delle nostre chiese toscane, così cariche di storia ma anche così appesantite da una secolarizzazione molto invasiva e decisamente grezza.

Le indicazioni dei relatori sono diventate stimolo di riflessione nei gruppi di lavoro (nei quali abbiamo suddiviso l’assemblea di circa 40 partecipanti dalle varie parti della Toscana, ma sopratutto dalle diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e di Prato; erano presenti anche Firenze, Volterra, Massa Marittima-Piombino, Pitigliano-Sovana-Orbetello, Livorno, Lucca) che hanno elaborato alcune piste di possibile attualizzazione e di ulteriore approfondimento. Ne indicherò solo alcune: l’importanza fondamentale di una formazione degli operatori delle nostre parrocchie che li renda sempre più capaci di essere testimoni credibili e capaci di parlare al cuore della nostra gente; la necessità di utilizzare ogni occasione di qualunque genere (sopratutto quelle legate alla domanda di sacro) come momento di proclamazione del kerygma, della parola di misericordia del Dio fatto carne per essere nostro compagno e donarci la vita divina, unendo a questo impegno il coraggio di fare proposte alte di fede che favoriscano l’incontro personale con Dio; l’impegno per diventare comunità aperte, capaci di incontrare le persone nella loro concretezza e secondo i tempi e i modi così convulsi del nostro tempo, alla ricerca sempre di una relazione personale (e il meno possibile virtuale…) e che tenga conto della precarietà delle situazioni; l’accompagnamento perché la nostra gente superi la ricerca del «tutto e subito» anche in ambito spirituale e possa invece sperimentare percorsi di crescita sia umana che cristiana, che non brucino le tappe e che guidino ad un vero incontro con Dio nella fede.

*Direttore della Commissione regionale degli Uffici catechistici diocesani