Vita Chiesa

Un Papa che non ha paura

Cinquantamila copie già editate dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev), altrettante in ristampa, 7 editori che hanno già provveduto a lanciare la prima edizione nei loro Paesi e nelle principali lingue mondiali, 12 editori in altre lingue che sono “in trattativa”, quasi pronte le edizioni in polacco, svedese e sloveno: sono queste alcune delle informazioni fornite a centinaia di giornalisti che martedì 23 novembre hanno affollato la Sala Stampa Vaticana per la presentazione del volume-intervista di Peter Seewald a papa Benedetto XVI “Luce del mondo – Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi” (Lev). L’autore dell’intervista (presente alla conferenza stampa) è ben conosciuto da papa Ratzinger perché, prima della sua elezione al soglio pontificio, aveva curato un servizio speciale su di lui e due libri-intervista. “Sono stato molto contento di poterlo intervistare di nuovo – ha detto – e ho riscontrato che è ulteriormente aumentata la sua amabilità personale, la sua cortesia, la sua umiltà. Il Papa ti facilita la vita, non si presenta come ‘papa-panzer’, invece ti accoglie, si sofferma su ogni domanda, non ha paura di affrontare nessuna questione. La sua enorme forza intellettuale – ha proseguito Seewald – si unisce a una altrettanta forza spirituale, è un uomo veramente semplice e pio, ancora più pio di come lo avevo conosciuto”.

Grandi questioni morali. “L’impressione che si ricava è quella di un Papa ottimista sulla vita della Chiesa, nonostante le difficoltà che l’accompagnano da sempre. ‘La Chiesa cresce ed è viva, è molto dinamica. Negli ultimi anni il numero dei sacerdoti è aumentato in tutto il mondo – afferma – e anche il numero dei seminaristi’. Come dire che la Chiesa non può essere identificata solo nel frammento di una zona geografica”: con queste parole mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha introdotto il libro-intervista al Papa. Alle numerose domande su come interpretare la presunta “apertura” di Benedetto XVI all’uso del profilattico, ha risposto affermando che “le questioni morali non sono condensate su questo punto, ma sono di ben più ampia portata e riguardano ad esempio la bioetica e la genetica. Il progresso non si ferma e più esso aumenta più aumenteranno gli interrogativi etici”. Mons. Fisichella ha poi affermato che “il discorso della Chiesa sulla sessualità è orientato all’amore coniugale e va letto in questo contesto, non fuori di esso. Ciò che esula da tale amore tra un uomo e una donna diventa una forma di ingiustizia. Per questo la contraccezione è considerata intrinsecamente un male, perché impedisce la piena relazionalità all’interno della vita coniugale”.

Fede e “modernità”. “Il Papa ‘dubita e si interroga’; con schiettezza chiede a se stesso e quasi anche a noi se sia veramente giusto offrirsi alle folle e farsi acclamare come una star; tratta ampliamente del conflitto della fede cristiana con il nostro tempo e almeno in due passi riconosce con parole impegnative ‘la moralità della modernità’”. Così il giornalista Luigi Accattoli ha riflettuto su alcune delle numerose questioni affrontate nel volume-intervista. “Il Papa non teme di usare espressioni come ‘peccaminosità della Chiesa’ – ha proseguito –, motiva e precisa la novità della preghiera per gli ebrei; difende Pio XII indicandolo come ‘uno dei grandi giusti’; cerca con cautela una via pragmatica attraverso cui i missionari possano aiutare a vincere la pandemia dell’Aids e riafferma il carattere ‘profetico’ della ‘Humanae Vitae’ di Paolo VI”. Sul celibato dei preti, Accattoli ha notato che il Papa “ne parla affermando di ‘poter capire’ che i vescovi ‘riflettano’ sulla possibilità di ordinare ‘anche’ uomini sposati e aggiunge: ‘Il difficile viene quando bisogna dire come una simile coesistenza dovrebbe configurarsi’”.

Alcuni temi emergenti. Tra le “curiosità” del libro-intervista al Papa molto interesse dei giornalisti è andato alle parole sull’uso del preservativo (p. 171 edizione italiana, ‘Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio, quando una prostituta utilizza un profilattico, e questo può essere il primo passo verso una moralizzazione…”). Altrettanto interesse sul caso di p. Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo (p. 64, “Purtroppo abbiamo affrontato la questione solo con molta lentezza e con grande ritardo. In qualche modo era molto ben coperta e solo dal 2000 abbiamo iniziato ad avere dei punti di riferimento concreti”). Su questo argomento mons. Fisichella ha affermato che tali “coperture” sono “da ricercare all’interno della stessa congregazione, tra coloro che erano a lui vicini, che gli organizzavano l’agenda, che lo portavano in auto e così via, e non all’esterno”. Circa l’omosessualità, il Papa ne parla a pag. 212: “Se qualcuno presenta delle tendenze omosessuali profondamente radicate – ed oggi ancora non si sa se sono effettivamente congenite oppure se nascano invece con la prima fanciullezza – se in ogni caso queste tendenze hanno un certo potere su quella data persona, allora questa è per lui una grande prova, così come una persona può davvero sopportare altre prove. Ma non per questo l’omosessualità diviene moralmente giusta, bensì rimane qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto”.Le anticipazioni pubblicate da Avvenire