Vita Chiesa

BENEDETTO XVI IN CROAZIA: L’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DELLE RELIGIONI E  LA VEGLIA CON I GIOVANI

“Questo splendido Teatro è un luogo simbolico, che esprime la vostra identità nazionale e culturale. Potervi incontrare qui, riuniti insieme, è un motivo ulteriore di gioia dello spirito, perché la Chiesa è un mistero di comunione e gioisce sempre della comunione, nella ricchezza delle diversità. La partecipazione dei Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità cristiane, come pure delle religioni ebraica e musulmana, contribuisce a ricordare che la religione non è una realtà a parte rispetto alla società: è invece una sua componente connaturale, che costantemente richiama la dimensione verticale, l’ascolto di Dio come condizione per la ricerca del bene comune, della giustizia e della riconciliazione nella verità”. È il saluto rivolto questo pomeriggio da Benedetto XVI agli esponenti della società civile, del mondo politico, accademico, culturale, imprenditoriale, al corpo diplomatico e ai leaders religiosi riuniti nel Teatro nazionale croato di Zagabria (testo integrale). Il Papa ha spiegato che “la religione mette l’uomo in relazione con Dio, Creatore e Padre di tutti, e deve quindi essere una forza di pace” perché “le religioni devono sempre purificarsi secondo questa loro vera essenza per corrispondere alla loro genuina missione”.Dopo aver ringraziato i presenti in lingua croata per l’accoglienza riservata, il Santo Padre ha riflettuto sul tema della “coscienza”: “Esso è trasversale rispetto ai differenti campi che vi vedono impegnati ed è fondamentale per una società libera e giusta, sia a livello nazionale che sovranazionale. Penso, naturalmente all’Europa, di cui la Croazia è da sempre parte sul piano storico-culturale, mentre sta per entrarvi su quello politico-istituzionale. Ebbene, le grandi conquiste dell’età moderna, cioè il riconoscimento e la garanzia della libertà di coscienza, dei diritti umani, della libertà della scienza e, quindi, di una società libera, sono da confermare e da sviluppare mantenendo però aperte la razionalità e la libertà al loro fondamento trascendente, per evitare che tali conquiste si auto-cancellino, come purtroppo dobbiamo constatare in non pochi casi”. Per il Papa, “la qualità della vita sociale e civile, la qualità della democrazia dipendono in buona parte da questo punto ‘critico’ che è la coscienza, da come la si intende e da quanto si investe sulla sua formazione” perché se “la coscienza viene riscoperta quale luogo dell’ascolto della verità e del bene, luogo della responsabilità davanti a Dio e ai fratelli in umanità – che è la forza contro ogni dittatura – allora c’è speranza per il futuro”. Fare memoria delle radici cristiane della Croazia e dell’Europa è dunque “necessario, anche per la verità storica, ed è importante saper leggere in profondità tali radici, perché possano animare anche l’oggi”. Alla base di tutto, ha aggiunto il Pontefice, “ci sono uomini e donne, ci sono delle persone, delle coscienze, mosse dalla forza della verità e del bene” come nel caso del gesuita p. Ruder Josip Boskovic, nato a Dubrovnik nel 1711. Secondo Benedetto XVI, “occorre far tesoro del metodo, dell’apertura mentale di questi grandi uomini” ritornando “alla coscienza come chiave di volta per l’elaborazione culturale e per la costruzione del bene comune”: “Un contributo che comincia nella famiglia e che trova un importante rinforzo nella parrocchia, dove i bambini e i ragazzi, e poi i giovani imparano ad approfondire le Sacre Scritture, che sono il ‘grande codice’ della cultura europea; e al tempo stesso imparano il senso della comunità fondata sul dono, non sull’interesse economico o sull’ideologia, ma sull’amore”.Durante la veglia di preghiera con i giovani (testo integrale) che si è tenuta in serata nella piazza del Bano Josip Jelacic di Zagabria, il Santo Padre ha evidenziato che “l’esperienza di san Paolo rivela come sia possibile, nel nostro cammino, custodire la gioia anche nei momenti oscuri”. Ma “a quale gioia egli fa riferimento?”, si è domandato il Papa: “Tutti sappiamo che nel cuore di ognuno dimora un forte desiderio di felicità. Ogni azione, ogni scelta, ogni intenzione porta celata in sé questa intima e naturale esigenza. Ma molto spesso ci si accorge di aver riposto la fiducia in realtà che non appagano quel desiderio, anzi, rivelano tutta la loro precarietà. Ed è in questi momenti che si sperimenta il bisogno di qualcosa che vada ‘oltre’, che doni senso al vivere quotidiano”. Per il Pontefice, “è il tempo dei grandi orizzonti, dei sentimenti vissuti con intensità, ma anche delle paure per le scelte impegnative e durature, delle difficoltà nello studio e nel lavoro, degli interrogativi intorno al mistero del dolore e della sofferenza”; ancora di più, “questo tempo stupendo della vostra vita porta in sé un anelito profondo, che non annulla tutto il resto ma lo eleva per dargli pienezza”. Rivolgendosi ai giovani, Benedetto XVI ha invitato a non lasciarsi “disorientare da promesse allettanti di facili successi, da stili di vita che privilegiano l’apparire a scapito dell’interiorità” e non cedere “alla tentazione di riporre fiducia assoluta nell’avere, nelle cose materiali, rinunciando a scorgere la verità che va oltre, come una stella alta nel cielo, dove Cristo vuole condurvi”.Il Santo Padre si è quindi soffermato sull’esempio del beato Ivan Merz, “un giovane brillante, inserito a pieno titolo nella vita sociale, che dopo la morte della giovane Greta, il suo primo amore, intraprende il cammino universitario”. Durante gli anni della prima guerra mondiale, ha proseguito il Papa, “si trova di fronte alla distruzione e alla morte, ma tutto ciò lo plasma e lo forgia, facendogli superare momenti di crisi e di lotta spirituale” e “la fede di Ivan si rafforza al punto che si dedica allo studio della Liturgia ed inizia un intenso apostolato tra i giovani stessi” scoprendo “la bellezza della fede cattolica” e capendo che “la vocazione della sua vita è vivere e far vivere l’amicizia con Cristo”. Morirà il 10 maggio 1928, a trentadue anni, dopo alcuni mesi di malattia, “offrendo la sua vita per la Chiesa e per i giovani”. “Questa giovane esistenza, donata per amore, porta il profumo di Cristo – ha precisato il Pontefice -, ed è per tutti un invito a non temere di affidare se stessi al Signore, così come contempliamo, in modo particolare nella Vergine Maria, la Madre della Chiesa, qui venerata e amata con il titolo di ‘Majka Bozja od Kamenitih vrata’ (‘Madre di Dio della Porta di Pietra’)”. Questa sera, ha concluso Benedetto XVI, “a Lei voglio affidare ciascuno di voi, perché vi accompagni con la sua protezione e soprattutto vi aiuti ad incontrare il Signore e in Lui trovare il significato pieno della vostra esistenza. Maria non ha temuto di donare tutta se stessa al progetto di Dio; in Lei noi vediamo a quale meta siamo chiamati: la piena comunione con il Signore”. (Sir)