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CARD. BAGNASCO: IN POLITICA «SIAMO IN MEZZO A UN GUADO»

In politica «siamo in mezzo a un guado», perciò «tutti dobbiamo chiederci seriamente se vogliamo andare avanti o andare indietro, perché i sacrifici ormai sono innescati, e devono avere dei risultati, portare dei frutti». Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, rispondendo alle domande dei giornalisti, durante la conferenza stampa finale della 64ª assemblea generale dei vescovi, che si è chiusa oggi in Vaticano. A una domanda sull’emergenza lavoro, uno dei temi centrali della sua prolusione, il presidente della Cei ha osservato che «è stato messo in pista un cammino, sul piano politico, che dice di affrontare la situazione veramente grave non solo del Paese, ma di tutto l’Occidente, con le misure che tutti conosciamo». Adesso «bisogna che chi ha responsabilità nazionali – a qualunque livello, non solo politico, ma economico, finanziario, e tutti noi nella vita quotidiana – decida delle proprie azioni, in ordine al superamento il più tempestivo possibile di una situazione che pesa sulla gente». In particolare, per il cardinale, ci vuole «attenzione a non perdere il patrimonio industriale, ma semmai a potenziarlo; a non lasciarsi guidare prevalentemente dalla necessità di onorare i debiti, ma anche dalla necessità di avere una prospettiva industriale perché il Paese possa continuare e migliorare in questa prospettiva», partendo dalla consapevolezza che non c’è crescita, non c’è sviluppo, senza tecnologia o ricerca». «È fondamentale mantenere il lavoro, non perderlo – ha ribadito il presidente della Cei – ma credo che non si riesca a farlo senza intervenire sulla crescita, sulla ricerca, sull’innovazione». «Tra finanza e impresa – ha affermato il cardinale – ci deve essere un rapporto virtuoso, complementare, di reciproco sostegno, per un obiettivo, quello della crescita nello sviluppo, che è ormai l’obiettivo dell’intera Europa».«Non ci si può mai ritirare nel privato. Può essere difficile o impegnativo, ma fa parte della missione del credente, che quanto più cresce tanto più deve partecipare alla vita pubblica, ognuno secondo le proprie responsabilità». È il forte appello alla partecipazione alla vita sociale e politica, rivolto oggi dal card. Bagnasco ai laici cattolici, in risposta alla domanda di un giornalista sul cosiddetto «Todi due», in programma in autunno e al quale il presidente della Cei – durante la conferenza stampa finale dell’assemblea dei vescovi – ha dichiarato di non sapere ancora se interverrà o meno. Al di là della sua partecipazione all’incontro, il card. Bagnasco ha fatto notare che «c’è bisogno di una presenza sempre maggiore, convinta, argomentata dei cattolici alla vita e alla costruzione del Paese per il bene comune». Di qui l’incoraggiamento dei vescovi «a partecipare alla vita sociale», affinché «i cattolici che hanno consapevolezza della propria fede, della propria coscienza cristiana, cattolica, si pongano nel meccanismo della democrazia e decidano, valutino in merito alle circostanze», formulando quel «giudizio di merito, di circostanze storiche che è peculiarmente affidato ai laici».«La finanza è un elemento del vivere sociale, ma deve rapportarsi in modo equilibrato all’economia in generale, e all’industria in particolare». Il card. Bagnasco è partito dai concetti di base della dottrina sociale della Chiesa, per rispondere alla domanda di un giornalista sulle questioni finanziarie, e sulla notizia delle dimissioni del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, in merito alla quale il presidente della Cei ha risposto: «Ho appreso oggi la notizia dai giornali, non posso andare oltre». La finanza, ha precisato il cardinale, «deve rapportarsi nell’equilibrio» all’interno del quadro più generale del mondo economico, «altrimenti – ha aggiunto – nascono mostri, sia sul versante personale, sia nell’ambito sociale, in ordine a quella sintesi che chiamiamo bene comune e che è lo scopo della giustizia, e quindi della società». «La finanza, l’economica, la politica, le industrie – ha ricordato il card. Bagnasco – hanno un criterio unificante e normativo che è la persona: quando si dimentica che tutto deve essere in funzione dei benefici, della positività della persona, la persona diventa uno strumento e non un fine, anche nella finanza e nell’economia, e così vediamo i disastri». Altra esigenza da salvaguardare, in ambito finanziario, è la «trasparenza», che va perseguita da «tutti gli attori in gioco, ai diversi livelli». (Sir)