Italia

Caucaso, qui tutti sono amici e tifano per la pace

di Luca Primavera

Rondine cittadella della pace è una realtà originale ed unica nel suo genere. Sorta in un borgo abbandonato nei pressi di Arezzo, la cittadella accoglie al suo interno studenti provenienti da paesi in conflitto tra loro. Lo studentato internazionale, che a partire da quest’anno ha aperto le porte anche alle ragazze, si propone di coltivare la cultura della pace attraverso percorsi formativi improntati al rispetto e all’accoglienza reciproca. Accade così che 22 ragazzi provenienti dalla Russia e dalla Cecenia, dalla Georgia e dall’Abcasia, dall’Ossezia e dall’Inguscezia, oltre che da molti altri paesi dei Balcani, dell’Africa e del Medio oriente, si trovino a vivere l’uno accanto all’altro.

I giovani frequentano corsi dell’università di Firenze e Siena e durante la loro permanenza sono protagonisti di un percorso formativo volto a stimolare il rispetto reciproco e l’accoglienza, la convivenza e la riconciliazione, sviluppando basi comuni sulle quale costruire il dialogo e gettare i semi della pace. Il conflitto che ha interessato il Caucaso questa estate e che tutt’ora desta forti preoccupazioni, è stato vissuto drammaticamente dai ragazzi di Rondine divisi tra coloro che si sono ritrovati i carri armati sotto casa e coloro che impotenti vedevano precipitare la situazione dall’Italia.

«Non è stato facile – dice Alexander un giovane georgiano di 26 anni – vedere tutto quello che stava succedendo stando lontano dai miei cari, senza poterli stringere e senza riuscire a contattarli. Passavo tutto il tempo al computer o al telefono in attesa di novità». Diversa la sorte di Kan un ragazzo abcaso di 20 anni: «Ero tornato a casa per le vacanze, quando è scoppiata la crisi. Erano tutti pronti per la guerra».

Nasce dagli eventi di agosto, l’idea della giornata svoltasi sabato scorso nei pressi della cittadella della pace intitolata «il Caucaso è qui», una serie di incontri, testimonianze, arte e cibi tipici per conoscere meglio il Caucaso ed i popoli che lo abitano. «Il messaggio che volevamo comunicare con questa giornata – dice Franco Vaccari, presidente di Rondine cittadella della pace – è semplice: qui la gente è amica, non è per la Georgia o per l’Abcasia, ma per la pace». Lo studentato ha aperto così le proprie porte, dando la possibilità di conoscere i luoghi e gli spazi che solitamente sono chiusi al pubblico e dove i giovani si incontrano e confrontano tutti i giorni. L’ambasciatore Giuseppe Cassini con numerosi incarichi diplomatici, nonchè consigliere per gli affari internazionali del presidente della Toscana dal 2002 al 2006, assieme l’ambasciatore di origini armene Haig Serafian e il professore Alfonso Giordano, docente di geografia politica ed economica presso la Facoltà di scienze politiche della Luiss, hanno guidato gli intervenuti assieme ad alcuni studenti caucasici di Rondine in un incontro dal titolo «Caucaso: storia, geografia, tradizioni», cercando di collocare quest’area nell’attuale contesto internazionale. Ne esce un quadro geopolitico di non facile lettura. Il Caucaso appare un’area dove i confini degli stati non coincidono con le aree abitate dai popoli che lo compongono, e dove, dopo il crollo dell’Urss, si è estesa l’influenza della Turchia, dell’Iran, dell’Unione europea e degli Usa. L’importanza dell’area, è data oltre che dalla posizione strategica a cavallo tra Europa e Asia centrale, dalla vicinanza alle risorse energetiche del Caspio da cui parte per esempio l’oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan e da un andamento demografico differenziato da paese a paese. Per questo tutte le rivendicazioni indipendentiste di paesi territorialmente piccoli e poco popolosi, come l’Abcasia, l’Ossezia, l’Inguscezia, la Cecenia, l’Ajaria, assumono un’importanza strategica di livello mondiale.

La serata si è conclusa con una performance della flautista Federica Lotti e dell’attrice e regista teatrale Amina Kovacevich, e con canti della tradizione ortodossa intonati dagli studenti ortodossi presenti a Rondine in questi mesi per un progetto del comitato cattolico per la collaborazione culturale.