Toscana
Come ti recupero la spiaggia

La visita agli arenili è una lezione che mostra sul campo quanto i relatori hanno illustrato il giorno precedente in conferenza. Tecnici della Regione come Luigi Cipriani e Fabrizio Morelli, universitari come il fiorentino Enzo Pranzini e il romano Giovanni La Monica sottolineano gli effetti della cementificazione dei litorali e dell’abbandono dell’agricoltura che, unitamente alla realizzazione di opere portuali, ancorché piccole, sono tra le cause dei fenomeni erosivi. Perché una spiaggia, in fondo, è qualcosa di «vivo» che ha bisogno di essere alimentato per sopravvivere. E allora, se le naturali fonti di approvvigionamento vengono meno, non c’è che da trovare il modo di ripristinarle attraverso opportuni interventi, ricorrendo nel frattempo a qualche «flebo» per non lasciare i turisti all’asciutto o meglio al bagnato, vista l’avanzata del mare. «Flebo» che il linguaggio tecnico chiama «ripascimenti artificiali», mentre gli interventi strutturali consistono solitamente in «pennelli» trasversali alla linea di costa o barriere ad essa antistanti, emergenti o «soffolte», cioè sommerse.
Detto così, sembra facile. Il problema è che per i ripascimenti bisogna trovare la sabbia, e certo non si può andarla a prendere su altre spiagge. Non restano che cave a terra o giacimenti sottomarini da dragare, con i dovuti limiti posti da costi e impatto ambientale. Ci sono anche idee alternative, come quella sperimentata ad esempio a Marina di Pisa dove sono stati individuati gli scarti marmorei delle cave apuane, destinati ad arrotondarsi (ma anche a consumarsi) rapidamente: non tutti però sembrano aver gradito…
Il lavoro di individuazione dei giacimenti è quindi tutt’altro che semplice e si va per esclusione. A tutto questo va aggiunto il lavoro di ricerca per garantire sempre maggiori conoscenze dei fenomeni: si indagano, ad esempio, i mutamenti storici delle linee di costa e si compiono sperimentazioni in vasche, come quella dell’Università di Pisa, atte a riprodurre artificialmente le condizioni marine. Il tutto con una «task force» limitata e, almeno per quanto riguarda la parte universitaria, a «rischio estinzione», con personale prossimo alla pensione e altro pronto a emigrare verso lidi (è proprio il caso di dire) più soddisfacenti e remunerativi.
Comunque, i primi risultati non mancano: gli interventi finora effettuati hanno fatto sì che nuovi tratti di costa non siano più in erosione. Migliorate ad esempio le spiagge tra Cecina e Punta del Tesorino dove sono stati effettuati interventi di ripascimento, il litorale di Massa ora in parte stabilizzato, la spiaggia di San Vincenzo che non risente più degli effetti negativi causati dalle strutture del porto. Le spiagge in avanzamento risultano oggi complessivamente più di quelle erose, anche se le prime crescono di pochi centimetri e le seconde arretrano fino a 10 metri all’anno. Tranquilli, comunque: in attesa di un futuro migliore, il posto per un ombrellone e un asciugamano finiremo per trovarlo anche nella calca del prossimo Ferragosto.
Del mare, in verità, si è parlato davvero in tutte le salse in questo convegno di fine ottobre nel capoluogo elbano. Due giorni di lavoro pieni più uno di verifica «sul campo» che prevedeva due opzioni, poi ridotte alla sola visita alle spiagge elbane per la cancellazione della prevista gita a Pianosa, causa le condizioni del tempo. Ma non solo il mare «tout court» è stato l’oggetto del dibattere, quanto anche il suo rapporto con l’ambiente costiero, seguendo l’idea di una sorta di «continuum» da ricucire e recuperare.
Tra gli obiettivi, come ha sottolineato l’assessore al bilancio, alla programmazione e al coordinamento delle politiche del mare Marco Montemagni, un progetto integrato per un sviluppo sostenibile di tutto il «sistema mare», che sarà presentato dalla Giunta regionale entro la fine di novembre. Si tratterà, tra l’altro, di cantieristica, porti, nautica da diporto e turismo in genere, ma sempre con l’occhio rivolto alla sostenibilità ambientale.
E proprio alle tematiche dell’ambiente marino è stata dedicata gran parte della prima giornata dei lavori. Non è mancata, da parte dell’assessore Tommaso Franci, una polemica con il ministero dell’ambiente per la mancata conclusione dell’iter istitutivo di tre aree marine protette alla Meloria, nell’Arcipelago e nell’area compresa tra Uccellina e Formiche di Grosseto. Lo stesso Franci ha annunciato che la Regione ha incaricato l’Arpat e il Museo della Specola di redigere un repertorio della biodiversità marina toscana, che sarà denominato «BioMarT». Sulla questione della qualità delle acque, è stato rilevato con soddisfazione che la sperimentazione e applicazione anticipata dei nuovi parametri europei per il loro monitoraggio ha fatto registrare un livello eccellente. Restano piuttosto da contrastare, a terra, le infiltrazioni saline dovute al sovrasfruttamento delle acque sotterranee costiere.
Altra questione che ha tenuto banco, soprattutto tra i sindaci elbani, quella della pulizia delle spiagge dagli accumuli di poseidonie, in relazione al cui smaltimento si è recentemente mossa la magistratura locale. Senza tante polemiche, sono state chieste in tempi brevi chiarezza e regole uguali per tutti, visto che la prossima stagione balneare, per chi deve preparare gli arenili, non è poi così distante come sembra.