Prato

Corteo di Forza Nuova a Prato, no all’indifferenza dei cattolici

Nella redazione de «Il ribelle», foglio clandestino milanese che informava sulle «Aquile randagie», erano in sei. Quattro morirono in campi di sterminio.La prima iniziativa pubblica, a Firenze, dell’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani oggi guidata dal toscano Beppe Matulli, è partita con un breve video dedicato a un prete partigiano scomparso pochi mesi fa, don Giovanni Barbareschi, impegnato a ricordare il lavoro coraggioso, di quel gruppo scout dal nome suggestivo, per tenere sveglie, sotto la dittatura fascista, coscienze troppo spesso addormentate. «Il primo nostro atto di fede non è in Dio – questa la provocazione del don – ma nella capacità di essere persone libere». Certo furono liberi, quei giovani cattolici. In molti pagarono questa scelta. Seppero ribellarsi: e non perché odiassero il nemico, ma solo perché cristiani.«Ribelli per amore». Non sarebbe male ripetere, oggi che il tempo pare passato a secoli, le parole di una nobile preghiera scritta dal partigiano – oggi beato – Teresio Olivelli.

Anche gli iscritti ai Fasci italiani di combattimento furono «ribelli». Il movimento fondato da Mussolini il 23 marzo 1919 fece presto a trasformarsi, l’anno dopo, nel Partito Nazionale Fascista. Con tutto ciò che ne conseguì: la conquista del potere, la violenza, le uccisioni, il consenso, le vigliaccherie, lo stop alle libertà, la dittatura, il colonialismo, il nazismo, la rovina.

C’è un filo lungo, nero di colore e rosso di sangue, che collega quel 23 marzo con il 25 aprile di 26 anni dopo: il quarto di secolo del regime fascista. Sono i lutti, le sofferenze, gli inganni, le miserie, i ritardi cui venne costretto il Paese; è la violenza di un totalitarismo battuto, in una guerra, dalla alleanza di Stati che, in una terra ormai schiava della brutalità, trovò un prezioso alleato in uomini e donne, di vario pensiero, che avevano avuto il coraggio di ribellarsi. E il nostro mondo, il mondo cattolico, seppe non solo sostenere il dittatore che ci aveva offeso e blandito ma anche, in tanti modi, imboccare la strada giusta verso la libertà.Pensiamo anche questo, qui a Prato, in vista della marcia che i fascisti di Forza Nuova vorrebbero proprio il 23 marzo 2019, fra pochi giorni, nell’anniversario tondo di quei primi Fasci. La comunità cattolica pratese non può dirsi indifferente né al pretesto scelto come nemico (chi ha pelle e occhi diversi dai nostri), né al simbolismo cui ci invita la data, né alla furbatina pre-elettorale di chi, magari, punta a creare «un caso» per poi, in caso, passare da «vittima» sulla strada di quella libertà di pensiero garantita da una Costituzione nata dopo il nazifascismo.

C’è un proverbio che quel giorno potrà aiutare, magari in una piazza diversa della stessa città, una pacifica riflessione positiva: se soffia il vento del cambiamento – dice – tu puoi scegliere se costruire muri o mulini a vento. Un secolo fa Benito Mussolini iniziò a costruire un muro. La storia ricorda come andò a finire.