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DEBITO ESTERO: IL BILANCIO DELLA CAMPAGNA ECCLESIALE, MA NEL MONDO PROBLEMA NON RISOLTO

Oltre 1000 progetti realizzati in Guinea Conakry e Zambia pari a circa 17 milioni e mezzo di euro, poco più della cifra raccolta in Italia nel 2000 durante la Campagna ecclesiale per la remissione del debito estero. A distanza di sette anni c’è soddisfazione a metà perché, nonostante l’esperienza abbia dato i suoi frutti, il problema della cancellazione del debito internazionale nel mondo “non è ancora un capitolo risolto”. E’ quanto emerso oggi a Roma nella prima giornata di lavori del convegno su “Debito, giustizia e solidarietà”, a conclusione del lavoro portato avanti in questi anni nei due Paesi africani dalla Fondazione Giustizia e solidarietà della Cei. Il convegno, che riunisce esperti da tutto il mondo e continuerà fino al 31 ottobre, si chiuderà con un messaggio del card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. “Faremo un bilancio di quanto realizzato ma anche delle prospettive future – ha detto aprendo l’incontro mons. Fernando Charrier, presidente della Fondazione Giustizia e solidarietà -, in una situazione complicata dal chiaro tradimento degli Obiettivi del millennio, che volevano nel 2015 dimezzare la povertà nel mondo”. Per Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e solidarietà, la campagna ecclesiale sul debito “è stata realmente una occasione per costruire giustizia insieme”. Con la legge 209 del 2000 sulla cancellazione del debito, grazie alla pressione della campagna, è divenuto infatti possibile partecipare direttamente alle operazioni bilaterali di cancellazione, utilizzando i fondi raccolti per incrementare quelli messi a disposizione dai due Paesi. Dal 2002 ad oggi l’Italia ha cancellato e convertito 7,3 miliardi di euro, in media 1 miliardo di euro l’anno. “Sono soddisfatto ma non è abbastanza – ha precisato Moro -. Quello che abbiamo fatto è certo rilevante, ma ha toccato solo due Paesi, e solo in parte. Dimostra però che è possibile costruire rapporti di cooperazione dal punto di vista governativo, con il coinvolgimento della società civile, in modo efficace”. Questa operazione, ha proseguito, “si è caratterizzata per un forte protagonismo locale in Guinea e Zambia, dialogando con noi e nella corresponsabilità. E’ stata una opportunità di cammino comune”. Dei 17 milioni di euro raccolti in Italia, sette milioni di euro sono già stati spesi in Guinea, in 719 progetti (il 49% in ambito agricolo, il 12% nei diritti e nell’animazione sociale, il 10% nella formazione e micro finanza, il 5% nell’educazione, il 5% nella produzione agricola, il 2% nella tutela ambientale), coinvolgendo almeno 400.000 persone.

Il governo guineano si è impegnato ad utilizzare la somma cancellata in favore della lotta alla povertà, versandone 1 milione mezzo nel Fondo guineo-italiano di riconversione del debito. In Zambia, invece, non è stato possibile adottare la stessa soluzione, quindi i 10 milioni di euro a disposizione nei 392 progetti già approvati (coinvolgendo almeno 240.000 persone, soprattutto in ambito agricolo ed educativo) sono in parte da spendere. “Malgrado sia stato cancellato il debito – ha detto Milimo Mwiba, responsabile del Justice and solidarity for poverty reduction fund di Caritas Zambia – il Paese non ha visto ancora grandi benefici, ad esempio nello sviluppo delle infrastrutture, nell’istruzione e nel settore sanitario”. Saoudatou Diallo Sow, del ministero delle finanze della Guinea Conakry, ha ricordato che “la situazione rimane fragile per tanti Paesi in via di sviluppo, molti indicatori sono peggiorati e la gestione di nuovi prestiti solleva nuove domande”. Inoltre, ha sottolineato, “la situazione internazionale richiede numerosi sacrifici, e con la crisi alimentare e finanziaria dobbiamo essere ancora più vigilanti e attenti”. Anche l’America Latina – come illustrato dall’economista Humberto Ortiz, della Commissione episcopale azione sociale del Perù – farà i conti con la crisi finanziaria mondiale: “In Perù in sole tre settimane abbiamo perso 4000 milioni di dollari di riserve”.

Nonostante in America Latina la povertà, negli ultimi vent’anni “sia diminuita a livello quantitativo – ha spiegato Ortiz – sono però aumentate le disuguaglianze e il debito sociale. E comunque il 35% di poveri è ancora una percentuale alta”. Ortiz ha ribadito che “il debito estero continua ad essere insostenibile, soprattutto con la crisi finanziaria” ed ha invocato “il diritto dei popoli all’autofinanziamento dello sviluppo, con la complementarietà della cooperazione internazionale”. In conclusione di giornata Paolo Beccegato, responsabile area internazionale di Caritas italiana, ha sottolineato che “il tema della riduzione e cancellazione del debito non può essere né abbandonato, considerandolo un capitolo risolto, né trattato come un capitolo isolato”. “Il processo avviato in questi anni ha portato buoni risultati in molti Paesi – ha osservato -. Se però, come sta accadendo, aumenta il debito interno, diminuiscono gli aiuti allo sviluppo, non riescono ad ottenere regole commerciali più eque, la sola misura della remissione del debito non è sufficiente”. La Campagna giubilare della Chiesa italiana, a suo avviso, “è stata una grossa operazione dal punto di vista culturale e politico, ma solo una goccia nel mare in uno scenario economico-finanziario di debito internazionale che nel 2000 era pari a 2500 miliardi di euro”.

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