Opinioni & Commenti

I «rumori» impongono anche alla Chiesa un’autentica conversione quaresimale

di Giuseppe Savagnone

L’inizio della Quaresima costituisce sempre un momento significativo per il cristiano, perché segna l’avvio di un periodo di riflessione, nel turbine delle attività che lo travolgono abitualmente, e l’occasione di una più lucida consapevolezza della propria reale condizione, al di là delle illusioni con cui ognuno di noi tenta di ingannare se stesso. Perciò il tempo quaresimale è quello della purificazione della coscienza, che, anche quando sbaglia «in buona fede», non è mai esente da responsabilità. Da qui l’invito al pentimento e alla penitenza, non solo per espiare il proprio peccato, ma anche e soprattutto per inaugurare stili nuovi di comportamento, ispirati a una più autentica carità evangelica.

Il messaggio riguarda tutti. Ne vediamo l’estrema attualità per il mondo della politica, segnato da una caduta verticale dei valori elementari della giustizia e del pudore. Vale per la società civile, che alimenta una cultura della corsa individualistica al sesso, al denaro e al successo – a scapito del bene comune –, di cui poi i suoi rappresentanti istituzionali sono in fondo solo i fedeli interpreti.

Vale anche per la Chiesa. Essa ha sempre saputo di dover render conto al suo Signore delle parole che, in nome suo, rivolge al mondo. Mai si è illusa di essere al di sopra del proprio appello alla conversione, che in effetti la riguarda prima di ogni altro destinatario. Ma in questo momento storico l’urgenza di questa conversione appare ancora più evidente che in altri. Il rumore degli scandali causati dai preti pedofili, le polemiche legate alla difficile gestione del rapporto con i lefebvriani, il chiasso della grancassa mediatica a proposito di vere o presunte lotte intestine nella gerarchia, hanno sicuramente un margine di scandalismo deteriore. Ma non possono essere liquidati come semplici casi di cattiva informazione.

A darcene la sicurezza è la voce di un testimone la cui autorevolezza era già grande, quando ha pronunciato la sua ferma critica alla Chiesa, ed è diventata ancor maggiore subito dopo. Commentando la terza caduta di Gesù, durante la Via Crucis del 2005, il cardinale Jospeh Ratzinger, dopo aver osservato che essa ci fa pensare, certamente, all’allontanamento di molti da Cristo, aggiungeva: «Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? (…) Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! (…) Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!». E innalzava questa ardente, sofferta preghiera: «Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo».

Più tardi, divenuto Papa, Benedetto XVI – in una lettera del 10 marzo 2009 rivolta ai vescovi di tutto il mondo – ricordava il brano di Gal 5, 13-15 dove Paolo sottolinea che «tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» e ammonisce: «Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!». Commentava il Pontefice: «Purtroppo questo “mordere e divorare” esiste anche oggi nella Chiesa come espressione di una libertà mal interpretata».

Molti cristiani oggi soffrono, insieme al Papa, percependo, più o meno chiaramente, gli effetti di questa situazione. Alcuni si allontano, in punta di piedi o sbattendo la porta, scandalizzati. Non si può più aspettare. La Chiesa, in questo tempo di Quaresima, deve chiedere la grazia della conversione. Ma il solo modo di ottenerla è di percorrere sinceramente la via che essa stessa addita a tutti gli uomini: la preghiera, la penitenza e l’esercizio della carità fraterna.