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INDIA, MARÒ ITALIANI: UDIENZA RINVIATA, LA VICINANZA DELL’ORDINARIATO MILITARE

«Fino a quando i nostri ragazzi non si rimetteranno in piedi noi saremo chini su di loro». Con queste parole padre Giuseppe Faraci, cappellano militare, parla al SIR dei due marò pugliesi Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel corso di una missione anti-pirateria, lo scorso 13 febbraio. Oggi l’Alta Corte del Kerala ha sospeso il processo a carico dei due militari presso il tribunale di Kollam fino al 30 luglio. L’udienza prevista per domani non si terrà. Padre Faraci si è recato in India per due volte negli ultimi mesi, inviato dall’Ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi, per dare assistenza spirituale ai due marò e sostenerli in attesa del processo, intorno al quale Italia e India hanno divergenze di vedute. L’India rivendica competenza a giudicare il reato mentre l’Italia chiede l’applicazione del diritto internazionale in quanto il fatto è avvenuto in acque internazionali e a bordo di una petroliera italiana.

«Ci sentiamo al telefono quasi tutti i giorni – dice il cappellano – ai legali e alla diplomazia è affidato il compito di dirimere la controversia, noi cerchiamo di stare loro vicino con la presenza e l’ascolto». «I nostri marò – aggiunge padre Faraci – confidano nel lavoro delle Istituzioni italiane. Sono molto maturati sotto il profilo umano e spirituale». Vicini ai marò e vicini anche alle famiglie dei due pescatori indiani: «in questi mesi – rivela il cappellano – è nata l’amicizia con le famiglie dei due pescatori indiani. Tutte pregano per i nostri soldati affinché possano tornare a casa». Preghiera coniugata a solidarietà: «con l’Ordinario militare abbiamo deciso di aiutare i figli dei pescatori, con due borse di studio. Il nostro pensiero, oggi, è per quattro famiglie e non più per due. Quando questa storia finirà in India lasceremo amici». (Sir)