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Le Paralimpiadi regalano all’Italia tante medaglie e grandi storie di coraggio e orgoglio

Con la cerimonia di chiusura sono terminate domenica sera a Rio de Janeiro le Paralimpiadi e per l’Italia è stato un vero successo. La spedizione azzurra in totale porta a casa 39 medaglie, 11 in più di quante ne erano state raccolte quattro anni fa a Londra. Nell’ultima notte (italiana, visto il fuso orario) inoltre sono arrivati altri tre podi, tra cui quello favoloso di Martina Caironi, la portabandiera azzurra, che ha vinto la finale dei 100 metri T42. La 27enne milanese ha corso in 14.97 regalando all’Italia la decima medaglia d’oro in questi Giochi. Sul gradino più basso del podio è arrivata invece Monica Contrafatto, che ha fermato il cronometro sul 16.30. Con questi ultimi successi l’Italia ha conquistato complessivamente 39 medaglie (10 d’oro, 14 d’argento, 15 di bronzo), e si è piazzata nona nel medagliere generale.

La maggior parte delle vittorie italiane sono arrivate dal nuoto e dall’handbike, disciplina quest’ultima che si è rivelata una vera e propria miniera di medaglie. C’è ad esempio quella di bronzo di Fabio Anobile nella prova in strada, ma anche le due conquistate da Francesca Porcellato. L’atleta di Castelfranco Veneto è arrivata terza sia nella gara a cronometro sia in quella in linea, portando così a casa la 12esima medaglia in oltre vent’anni di gare tra atletica, ciclismo e sci di fondo. E poi c’è lui, Alex Zanardi, il supereroe italiano che ha stupito ancora una volta regalando emozioni immense. L’ex pilota di Formula 1, che tra pochi giorni compirà cinquanta anni, ha vinto l’oro nella crono replicando il successo di Londra 2012. Quando gli hanno chiesto a chi voleva dedicarlo, Alex non ha esitato: lo ha dedicato a Gianmarco Tamberi, il giovane ginnasta azzurro che a causa di un infortunio ha saltato le Olimpiadi di Rio. «Mi tremavano le gambe, anche se sono finte», ha scherzato il bolognese sul podio mentre riceveva la medaglia proprio nel quindicesimo anniversario del terribile incidente automobilistico del 2001 in cui perse entrambe le gambe. Il giorno seguente Zanardi ha sfiorato il bis, ma ha visto sfumare il secondo oro soltanto allo sprint, conquistato dal sudafricano Ernst Van Dyk. L’altra grande medaglia d’oro nel ciclismo è arrivata con la staffetta mista azzurra formata da Zanardi, Vittorio Podestà e Luca Mazzone (categoria H 2-5). Grande prova anche quella di Paolo Cecchetto che nella Road race H3 di ciclismo ha regalato l’ottava medaglia d’oro all’Italia. Cecchetto è senza dubbio una bella sorpresa di questi Giochi: legnanese di 49 anni, si è imposto per la prima volta in un grande evento internazionale. Si trova in carrozzina da quando aveva 22 anni per un incidente in moto, me lo sport è sempre stato la sua passione.

Anche il nuoto ha portato parecchie medaglie: ne sono arrivate in tutto dieci. Tre sono quelle di Federico Morlacchi, una è quella d’oro nei 200 misti, mentre le altre due d’argento, le ha conquistate nei 400 stile libero e nei 100 rana. Efrem Morelli, invece, ha conquistato un ottimo bronzo nei 50 rana SB3 grazie al tempo di 49.92. Due bronzi sono arrivati anche nel tiro con l’arco, grazie a Federico Airoldi e Elisabetta Mijno nella competizione a squadre. Una vittoria che vale doppio, visto che quest’anno la competizione è stata più difficile a causa delle decisione di concentrare in una sola giornata tutte le gare. Uno stress enorme che Mijno ha deciso di gestire in un modo decisamente insolito: con sonnellini all’aperto prima della finale. C’è poi il trionfo della portabandiera italiana Martina Caironi, che si è aggiudicata l’argento nel salto in lungo con una distanza di 4,66 metri. Niente male per quest’atleta che aveva perso la gamba sinistra in un incidente in motorino, nel 2007, quando aveva solo 18 anni. E’ arrivato il bronzo, invece, per Monica Graziana Contrafatto nella stessa gara.

C’è poi chi in gara indossava la mascherina di Diabolik, come Assunta Legnante, che ha conquistato il suo secondo oro paralimpico. La campionessa di lancio del peso femminile, già record del mondo nel 2012 (17,32 metri), si è imposta a Rio con un nuovo straordinario record che le è valso il primo posto. Infine, ha fatto sognare mezza Italia anche Beatrice Vio, chiamata da tutti «Bebe», una delle atlete paralimpiche italiane più note e influenti. Lei, che a 11 anni ha subito l’amputazione di braccia e gambe, otto anni dopo quell’operazione ha vinto l’oro nel fioretto lasciandosi andare a un urlo liberatorio che ha commosso tutti. Per tutti gli atleti, adesso, l’appuntamento per nuovi traguardi è per Tokyo 2020.