Italia
Marche, a pochi giorni dall’alluvione si contano i danni e si indaga
Tre giorni dopo la notte maledetta, don Luca Principi, parroco a Pianello di Ostra, lo annuncia in un post pubblicato via social, perché di fatto è una buona novella in mezzo a tante ore di buio e di paura: “Nell’Oratorio sommerso dall’acqua l’unico libro che si è salvato è stata la Bibbia aperta posta in un leggio su un tavolino. Mentre tutto intorno è caduto il tavolino ha galleggiato fino al soffitto e poi è ridisceso nello stesso posto e la Bibbia è rimasta aperta nella pagina della prima comunità cristiana (Atti 2,42)”. La sua comunità, che si prepara per i funerali, piange quattro degli undici morti causati dalla piena d’acqua che la sera del 15 settembre non ha lasciato loro scampo. Oltre i confini regionali, oltre gli argini dei fiumi Misa e Nevola (risaliti eccezionalmente di sei metri in due ore), secondo una logica che più geolocal non si può, sempre in rete spopola lo scatto di due innamorati stretti in un abbraccio, con addosso gli stivali e gli abiti inzaccherati di melma, nel cuore di una terra ferita nuovamente a morte. Passa (anche) da qui la narrazione del disastro che ha sconvolto l’area nord delle Marche, provocando vittime e distruzione nei comuni di: Cantiano, Cagli, Frontone, Pergola, Serra Sant’Abbondio (provincia di Pesaro-Urbino); Senigallia, Sassoferrato, Arcevia, Ostra, Serra de Conti, Barbara, Trecastelli, Corinaldo (provincia di Ancona). Ma la foto più significativa che forse, più di altre, racconta del coraggio, della generosità e dell’indomito desiderio dei marchigiani, già provati dagli anni del post sisma prima e dalla pandemia poi, di rialzare lo sguardo e ricostruire, è quella di alcuni giovanissimi volontari, autentici angeli del fango che, nonostante la fatica, non smarriscono il sorriso prodigandosi in questa prima, delicatissima fase di ripartenza. Intanto, proseguono senza sosta le disperate ricerche degli ultimi due dispersi della zona di Barbara: come noto, manca all’appello una donna di 56 anni, Brunella Chiù, mamma della giovanissima Noemi Bartolucci, che non ce l’ha fatta, e non si trova nemmeno Mattia Luconi, il bimbo di 8 anni per il quale il papà lancia accorati appelli. Nel mezzo di tanta disperazione, di vanghe, scope e pile di arredi marci ormai da buttare, scorre la forza di una straordinarietà solidarietà che, ancora una volta, si è messa subito in moto per supportare chi, tra pioggia e detriti, ha perso un tetto, un’attività lavorativa, un affetto. Come a Senigallia, dove sono numerose le storie di chi, quasi per miracolo, può testimoniare i postumi di un dramma sottovalutato. “Sono attualmente 9.560 i cittadini residenti a Senigallia coinvolti nell’alluvione”, fa sapere il sindaco Massimo Olivetti: le persone sistemate in hotel sono 42, 12 anziani hanno trovato riparo presso la Fondazione Città di Senigallia, molti si sono appoggiati presso parenti e amici. E restano congiunti gli sforzi coordinati dal Comune d’intesa con Protezione civile, vigili del fuoco, Forze dell’ordine, Croce rossa, associazioni e decine di persone che, spontaneamente, si sono offerte per i lavori di pulizia delle strade, lo svuotamento dei locali allagati, lo smaltimento rifiuti e i servizi di sostegno agli sfollati. La Caritas quotidianamente informa sulle necessità legate all’emergenza, per favorire la raccolta di tutto il materiale utile (facebook.com/caritas.senigalliaonlus). Già nel 2014, lo ricordiamo, una pesante inondazione mise in ginocchio il Senigalliese, facendo vittime nel solo centro abitato e non, come stavolta, a monte del corso d’acqua. Si asciuga le lacrime la signora Rosalba, che è scappata di tutta fretta lasciando casa per non far preoccupare il figlio che vive all’estero. Si rimbocca le maniche, con gli occhi provati dallo sconforto, la commerciante che aveva appena inaugurato un negozio, così come il pasticcere rinomato in città. che osserva con sguardo perso i macchinari non più utilizzabili. Strascichi di un’angoscia difficile da contenere, alleviata però dalla massiccia cooperazione che anche i Comuni limitrofi, con le varie realtà solidali, hanno attuato. Dal Maceratese, si sono mobilitati i volontari dell’associazione Macerata Soccorso, ad esempio, messisi a fianco delle popolazioni colpite, o la Svau di Civitanova Marche, attiva con le idropompe e pronta a prestare servizio alla mensa di Ostra, mentre diverse aziende virtuose mettono a disposizione i mezzi e fondi per ciò che occorre. Anche gli istituti di credito manifestano attenzione con plafond per gli alluvionati o sospensione dei mutui. Segni di fratellanza, più che mai tangibile in una regione declinata al plurale, ma unita nei medesimi valori.