Cultura & Società

Oroscopi, tra «capricorne» e «verginelli»

di Mauro Banchini

Nato, ormai qualche anno fa, a un’ora imprecisata di un 12 settembre, ho sempre saputo che il mio segno zodiacale aveva un nome impegnativo: «vergine». Se nascevo un po’ prima sarei stato «leone»; se la mi’ mamma, con il fondamentale apporto del mi’ babbo, avesse aspettato qualche giorno, sarei venuto fuori «bilancia».

Non ricordando l’orario esatto in cui venni al mondo (le sette di mattina? Le diciannove di sera?), mi sfugge quale può essere il cosiddetto «ascendente» che, come leggo in una fondamentale rivista acquistata (euro 2,00) per questo impegnativo servizio di inizio anno («I libri di Vero. Amore, lavoro, salute, fortuna»), «è uno degli elementi più importanti per interpretare la carta natale» nonché «parte costitutiva fondamentale della personalità di ogni individuo».

Vedrò di farmene una ragione, in verità facilitato dalla circostanza che, da sempre, gli oroscopi e tutto quando gira attorno a queste cavolate – per non parlare dei «maghi» – li considero solenni sciocchezze: né mi interessano né ci credo trovando demenziale che tante persone, compresi tanti bravi cattolici, si facciano condizionare da questo tipo di scemenze.

Se fosse vero – come intitola il primo servizio di «Vero» – che basta calcolare l’Ascendente (con la «A» maiuscola, mi raccomando) per sapere addirittura «i dettagli del futuro», la nostra esistenza con il nostro «arbitrio libero» sarebbe ridotta a davvero poca cosa. E se «ognuno di noi» davvero possedesse «un modo di vivere, una sorta di condizionamento che parte dall’adolescenza e si calcifica con il passare del tempo» solo perché al momento esatto della nascita, «vergine» si incontrava con «toro», ditemi voi che gusto ci sarebbe a vivere.

Insomma: solenni scemenze, assurde bischerate, deliranti fesserie che però soprattutto all’inizio di ogni anno finiscono per attirare l’attenzione di milioni e milioni di persone. Compresi, immagino, anche tanti lettori di Toscana Oggi – tanti buoni cattolici – per i quali consultare, magari di sfuggita, oroscopi e previsioni rappresenta un divertimento stile «non ci credo, ma non si sa mai».

Mi tuffo nelle pagine che «Vero» dedica al mio segno. Scopro che («silenzioso e rigido») il pianeta saturno sono due anni che, a noi della vergine, ci ha «torchiati» (non me n’ero accorto che il «torchio» delle tasse dipendesse da saturno, pensavo fosse solo colpa degli evasori) ma sono subito rassicurato dal fatto che il farabutto saturno ci ha lasciati e che adesso la nostra vita «diventerà più piacevole».

Noi ragazzi e ragazze virginei (solo in Italia diversi milioni, fra cui Maurizio Costanzo e Ilariona D’Amico. Filiberto di Savoia no: lui è del Cancro) ci sentiremo tutti «in ottima forma» anche perché, in quel maledettissimo 2010 appena finito, oltre alla «dissonanza di saturno» abbiamo subito anche «l’opposizione di giove». Io, di giove, non me n’ero accorto, ma se lo dice «Vero»….

Fra i nostri giorni «da incorniciare» – nel senso che saranno quelli più fortunati grazie all’apporto di plutone – il 16 maggio («Dopo tanto impegno, ecco finalmente i risultati che stavate attendendo») e il 25 settembre («La voglia di mettervi in gioco vi rende invincibili: dosate la determinazione»). Già mi son segnato, in agendina, le due date e sono anche curioso di capire chi sarà quella persona che, fra il 2 e il 4 giugno, potrò vedere «sotto una luce diversa».

Leggo che esiste una «Dea Bendata» (le maiuscole non sono mie): «specie durante la seconda parte dell’anno» mi regalerà molti doni. Nei primi mesi sarà però meglio evitare «grosse speculazioni»; in tutta franchezza io non gioco in Borsa, e neppure a Monopoli: non vedo perché dovrei «rispolverare» quelle che vengono definite «ritirate strategiche» per poi «uscire allo scoperto» da giugno in poi «quando il munifico giove sarà a voi più che favorevole».

Mi viene in mente il mitico Totò («Ma mi faccia il piacere») e passo alla sezione «amore» scoprendo che anche per me, come per tutti i milioni di «virginei», «non è esclusa la comparsa di una vecchia fiamma che ci ha fatto molto soffrire» nel senso che «l’avevamo perduta e continuiamo ad amarla».

Non mi viene in mente nessuna. C’era, sì, una ragazzina di cui ero invaghito e che mai si accorse di me: l’ho rivista proprio l’altro giorno. Mi pare un po’ rintronata e l’idea di incontrarla ancora – con km di rughe e forme sformate – non mi riempie, esattamente, di libidine anche se «Vero» insiste nel confermarmi che «energia sessuale» si intreccerà, proprio nel mio caso, con «intriganti passioni».

Per il politicamente corretto «Vero» non esistono «mogli» o «mariti» ma solo «partner»: in ogni caso la mi’ moglie è nata sotto il capricorno e dunque, come milionate di altri capricorni in tutto il mondo, «potrebbe essere sottoposta a un transito di plutone»: ciò avverrà a giugno e la cosa sarà per lei «stimolante ma faticosa da sopportare». Consolante sapere che «la vergine», cioè io, «non le farà mancare l’appoggio necessario».

Evito di aggiungere cosa, di assai prosaico, mi viene in mente a proposito di «appoggio necessario» ma prendo atto, e me li segno sull’agendina, che «i giorni dell’eros» calcolati in base ai movimenti di venere (il pianeta) cominciano l’11 gennaio per finire – uno al mese – il 17 dicembre. Li incrocio con quelli della mi’ moglie per scoprire che, in tutto l’anno, c’è un solo giorno valido per entrambi. È il 7 ottobre. Un po’ poco, mi pare, ma vi saprò dire. Meglio, in attesa, passare alla sezione «salute».

Questo 2011 ci vedrà, tutti noi milioni di esseri virginei, «sereni, riposati, scattanti, in piena forma» ma non sarà male passare qualche giorno alle terme «per riequilibrare eventuali problemi di circolazione e di fegato». Non dobbiamo neppure dimenticarci di «praticare qualche sport»: nuoto o «attività fisica costante» che ci permetterà «di ottenere subito risultati soddisfacenti». Qualcosa mi dice che siamo nel regno dell’ovvio.

Non resta che entrare nell’ultimo capitolo, quello del «lavoro». Noi virginelli avremo «la certezza» di «entrare in una nuova e gratificante fase della vita» perché «il buon aspetto di giove segnala un periodo di espansione». L’unico accorgimento da prendere – e anche qui il regno è dell’ovvio – «sarà quello di non compiere passi troppo affrettati».

Non mancano, per gradire, i «riti portafortuna». Ecco quello, in verità complesso, consigliato per noi virginei. Si devono acquistare «tre vasi di ciclamini», ma dobbiamo farlo (chissà perché) solo in un giovedì e i fiori devono essere «di colore rosso o fucsia». Gialli o rosa non funziona. Vanno poi appoggiati, i vasi, sul davanzale di una finestra: ma in ogni ciclamino occorrerà inserire «un piccolo biglietto» con un desiderio.

Ogni giorno (la trovo una grande seccatura, ma c’è scritto proprio così) bisognerà «imporre» (sic) le mani «almeno cinque minuti» (non mi ci vedo proprio). Attenti a come fare: la mano sinistra andrà «imposta» sul vaso sinistro e, ovviamente, quella destra sul vaso destro.

Resta, sul davanzale, il terzo vaso, quello al centro: servirà «come testimone della vostra richiesta». Proprio così: il terzo vaso di ciclamini rossi fa da testimone. Un po’ mi viene da ridere, lo confesso, nel pensare che potranno esserci davvero dei bischeri impegnati, davanti a una finestra aperta, a questionare con un vaso di ciclamini rossi – o fucsia – gridando («dovrete dichiarare a voce alta») il desiderio specifico e ripetendo «il rito» per ventun giorni consecutivi con le mani «imposte» su altri due vasetti. Forse Othelma cominciò così e da allora non si è più ripreso.

E quanti altri fessacchiotti, nella sezione Capricorno, accetteranno di procurarsi sette foglie d’alloro mettendole («a mo’ di piramide») su un tavolo «con un grano di sale grosso su ciascuna foglia»? Dovranno poi, i fessacchiotti, esprimere il desiderio («a voce alta») e ripeterlo su tutte le foglie («facendo attenzione a non cambiare mai il vostro intento»). Sarà poi necessario mettere al centro «una fotografia» (quale non è dato sapere) e lasciare tutto «così per una notte». Al mattino – mentre quell’altro bischerone virgineo apre il davanzale e urla il suo, di desideri, a tre piantine di ciclamino – la bischerona capricornata farà «un decotto» con quella schifezza di alloro salato, lascerà raffreddare il tutto e si laverà «accuratamente le mani con l’infuso».

E così, per incanto, bischerone e bischerona riusciranno finalmente a «incontrare la fortuna».

«Hai perso il lavoro? sei dell’ariete e ce la puoi fare»: e Costanzo applaude

Oroscopi e previsioni non sono soltanto il regno di giornaletti bocca buona o di cartomanti tv locali che possono perfino divertire tanto sono scalcinati. Ci si mette pure la Rai, e non è una novità. L’ultimo dì dell’anno, su RaiUno, ho ritrovato un biascicante Costanzo Maurizio con a fianco tale Capitani Antonio, un tizio che il direttore generale non ha eccepito venisse pagato per raccontare come, in base agli astri, sarà il nuovo anno.

Ci sono arrivato tardi e dunque ho perso i primi segni. Ma ho capito – forse è questo il vero segreto di tutti gli astrologi – che le previsioni sono una forma di rassicurazione. Capitani Antonio ha parole buone per tutti. Per noi della vergine, l’anno nuovo sarà «un lungo fiume tranquillo»; gli scorpioni «andranno alla grande»; i sagittari fileranno «al galoppo»; i capricorno faranno «carriera»; i pesci vivranno «in una atmosfera placida». E così via. Quando va male – è il caso della bilancia – «saturno fa andare le cose a rilento ma alla fine premia con gli interessi». Il famoso giornalista, con la sua sola presenza, fornisce una «credibilità» già peraltro aiutata dal fatto che il tutto viene trasmesso dal servizio pubblico.

Mentre il pelato e baffuto Capitani Antonio impazza con le sue (innocue?) stupidaggini, le telecamere inquadrano gente del pubblico che ascolta, rapita, frasi sul tipo «voi dei pesci chiuderete l’anno nuovo con un conto bancario ben pasciuto», voi dell’acquario «spedirete un curriculum che finirà nelle mani giuste», voi del capricorno «da giugno in poi porterete a casa molti quattrini», voi del sagittario «potrete convocare la cicogna» (ma, bontà sua, «solo quelli con l’età giusta»).

Costanzo Maurizio non dimentica di essere giornalista. Fa entrare una signora, avanti con gli anni, di viola vestita. È l’ora del caso umano. La vecchietta é mamma di tale «Claudio», un quarantottenne che ha perso lavoro e smarrito fiducia. «Si sta demoralizzando, si sente umiliato, sembra si stia suicidando piano piano – racconta la mamma e non mi pare sia un’attrice – non esce più di casa, non fa altro che ingozzarsi di cibo. Vive grazie alla mia pensione». Ha due figli, Claudio. La mamma dimessa, seduta accanto a una biondona scosciata, è efficace nel racconto di una – una fra le tante – storie di vita vera. Altro che astri, altro che ascendenti, altro che giove e urano nel segno dell’ariete!

Costanzo Maurizio non sa più che biasciare ma Capitani Antonio fa l’astrologo. Alla vecchietta chiede quale sia il segno del figlio: ariete. «Strano – prende per i fondelli rivolgendosi a un Claudio certo incollato davanti al televisore ingrufato di panettoni da 99 centesimi – strano perché in genere l’ariete è combattivo. Claudio io ti dico solo la verità: nell’anno nuovo la situazione astrale è buona. Tu ci creda o meno, ce la puoi fare. Forza, Claudio. Auguri, Claudio. Evviva Claudio».

Tutti applaudono. Compreso il Costanzo Maurizio, compresa la bionda scosciata, compreso il pelato Capitani Antonio. E compresa l’anziana mamma di viola vestita.