Toscana

Politiche, quattro testimonial per un voto motivato

In vista del voto per le politiche del 13 e 14 aprile abbiamo chiesto a quattro esponenti del mondo cattolico toscano di motivare le proprie intenzioni di voto. Abbiamo raccolto le opinioni di Aldo Ciappi, presidente dell’Associazione Scienza e Vita di Pisa e Livorno (per il Popolo delle Libertà), Mario Primicerio, già sindaco di Firenze e presidente della Fondazione La Pira (per il Partito Democratico), Tito Arecchi, professore di Fisica superiore all’Università di Firenze (per la lista di Ferrara) e Paolo Romagnoli, professore di Istologia all’Universitò di Firenze (per l’Unione di Centro)

ALDO CIAPPI – PDLMandiamo al governo chi è meno distante dai nostri valori

Pur essendovi candidati cattolici in diverse formazioni politiche ritengo doveroso misurarsi realisticamente con l’attuale legge elettorale che, piaccia o no, assegna un premio in termini di seggi alla Camera (e quindi, in linea di massima, la possibilità di governare) a quella che risulti maggioritaria, anche se in termini relativi e con minimo scarto.

La scelta dei cittadini per le prossime elezioni, pertanto, non può prescindere da questo meccanismo elettorale che, inevitabilmente, disperde i voti dati a liste che non raggiungono il quorum e, se lo raggiungono, finiscono per sottrarre seggi a quella, con più consensi, che meno si discosta da essa in termini di valori di riferimento.

Pertanto, pur non condividendo tutti i punti dei relativi programmi molti tenderanno a favorire uno o l’altro degli schieramenti sulla carta più consistenti che si contendono quel premio.

Dunque, anche per i cattolici dovrebbe porsi l’obiettivo, più che di sostenere un programma in tutto coerente con i propri principi (che non c’è o, se c’è, non prevarrà), di non far vincere quello che oggettivamente (al di là delle migliori intenzioni di singoli candidati) si discosta di più dai medesimi.

Facendo un confronto tra il governo Prodi e quello che lo ha preceduto (Berlusconi), debbo rilevare che (al di là degli zeri-virgola del Pil) mentre quest’ultimo è stato in grado far approvare una legge passabile in materia di fecondazione artificiale (dove prima si gettavano nella spazzatura «scarti» umani a decine di migliaia), quello appena caduto si è fatto notare per i tentativi ossessivi, talvolta andati a buon fine, tal’altra no per il rotto della cuffia, di scardinare la legislazione vigente sulla famiglia (con le unioni omosessuali), sul rispetto della vita in ogni sua fase (con il «testamento biologico» e con la pillola abortiva RU486), sulla droga (con il raddoppio della dose di consumo giornaliero), ecc.

Debbo prendere atto che quasi tutti i protagonisti di tali «battaglie» si ritrovano fra i candidati di spicco nel PD per cui credo, e con ciò esprimo ovviamente una posizione personale, che sia importante evitare che lo stesso risulti vincente alle prossime elezioni facendo prevalere il PDL.

Aldo CiappiPresidente di «Scienza & Vita» di Pisa e Livorno MARIO PRIMICERIO – PDCi garantisce su tre questioni «prioritarie»

La scelta elettorale è una scelta di priorità: avendo riflettuto agli obiettivi che per noi sono prioritari diamo il nostro consenso al partito che su questi ci dà maggiori garanzie. Le questioni che io considero prioritarie (e in questo senso dirimenti) sono tre:

1) La giustizia distributiva. Quindi in primo luogo la lotta all’evasione fiscale (pagare meno tasse perché le pagano tutti) e la riduzione della spesa pubblica senza riduzione dei servizi. L’efficienza dei servizi pubblici (sanità, istruzione, comunicazioni, ecc.) è un diritto dei cittadini e soprattutto dei cittadini che non possono procurarsi servizi migliori a pagamento o all’estero. Anche l’attenzione ai problemi ambientali va inquadrata in questa ottica.

2) La partecipazione democratica. Non mi interessa né mi dà garanzie un partito-azienda o un’accozzaglia elettorale. La politica ha bisogno di un rinnovamento culturale e credo che il fenomeno del berlusconismo sia stato deleterio non soltanto per le leggi ad personam e per la mancanza di progettualità ma perché ha trasmesso (con un certo successo, ahimé!) il messaggio che il bene comune non esiste e che il mondo è dei furbi che sono capaci di prenderselo. Su questo è mancato – da parte della politica ma anche della cultura e del mondo religioso – una parola forte e chiara. Occorre recuperare l’etica della politica.

3) L’aderenza ai principi della nostra Costituzione. Questi sono stati il frutto di un dialogo ed una mediazione ad alto livello e non di mercanteggiamenti di bassa cucina e di ristretti orizzonti di vantaggi da acquisire a breve termine. Sono l’anima antifascista di questo paese e riflettono una scelta di solidarietà (all’interno di ciascuna comunità come tra le varie comunità che costituiscono l’unità nazionale) e il conseguente impegno per una politica di pace, per una presenza internazionale basata su autorevolezza di impegno e chiarezza di programmi; non di pacche sulle spalle o di improvvisazione.

Considerando da questi punti di vista i programmi dei vari partiti e le politiche che hanno svolto o che hanno sostenuto in questi anni, darò il mio voto al Partito Democratico.

Mario Primiceriopresidente «Fondazione La Pira» TITO ARECCHI – ABORTO, NO GRAZIEÈ l’unico che porta avanti un tema chiaro

I grossi schieramenti, Pdl e Pd, hanno dei programmi molto uniformi e vaghi. E al di là delle promesse che durano un giorno, quando si va alla sostanza nessuno dei due schieramenti si vuole compromettere. Fatto sta che siamo il fanalino di coda in Europa dal punto di vista finanziario, dal punto di vista dell’innovazione, dal punto di vista della ricerca. In mancanza di soldi si fanno promesse che poi non vengono realizzate e quindi rimangono sul vago. In questo i programmi dei due principali schieramenti sono malinconicamente uguali.

Per quanto riguarda i partiti minori, da Casini nel centro alle ali estreme, stanno facendo una corsa d’inseguimento fatta più che altro di parole senza avere un tema forte su cui si impegnano.

In più abbiamo una legge elettorale che impone schiramenti da votare a scatola chiusa con persone scelte dalle segreterie dei partiti. Praticamente una dittatura, una forma di antidemocrazia che io non posso subire.

Inizialmente sono stato tentato di non andare a votare, ma ad un certo punto c’è stata una persona che ha avuto il coraggio di schierarsi in maniera monografica per una singola idea: questo è Giuliano Ferrara con la lista Associazione per la difesa della vita («Aborto? No grazie»), presente solo alla Camera. Lui va in Parlamento con un’idea che è il rispetto per la vita e che io condivido in pieno. È chiaro che se ci fosse stata una lista equivalente che portasse avanti l’idea di difendere la ricerca scientifica e il livello culturale del Paese, che sono i temi in cui io sono impegnato da tutta una vita, è chiaro che avrei scelto quella. Ma questi temi sono completamente assenti dal dibattito politico.

Allora io mi rifaccio all’unico tema monografico che rispetto e che vedo. Avrei voluto una galassia di «Giuliani Ferrara» ognuno con un tema specifico tra cui operare la scelta. Ma questo purtroppo non è possibile perché l’elettroencefalogramma della politica italiana è piatto.

Tito Arecchiprofessore ordinario di Fisica superiore all’Università di Firenze PAOLO ROMAGNOLI – UNIONE DI CENTRONon promette sogni ma cose concrete

Accetto volentieri l’invito a dichiarare anticipatamente il mio voto e le sue ragioni. Voterò per l’Unione di Centro. Per il comportamento passato: la lealtà all’alleanza con cui l’Udc si era impegnata e la capacità, una volta all’opposizione, di privilegiare gli interessi del paese in campo internazionale; il sostegno alle vittime del terrorismo e della criminalità senza scadere nell’intolleranza; la visione cristiana della famiglia e della società senza esasperazioni fondamentalistiche; la partecipazione ad una riforma costituzionale che condividevo, anche se è stata rifiutata dalla maggioranza popolare.

Per i discorsi attuali: che rispettano la realtà dei nostri conti e le regole dell’economia di mercato, senza enfatizzare tesoretti mentre il debito aumenta in misura assoluta né confondere il patriottismo con l’assistenza ad aziende «decotte».

Per i programmi futuri: tra tutti quelli che ho letto finora quello dell’Udc mi pare il più concreto, realizzabile in larga misura, ed è coerente con la mia visione della economia e della società.

Sono stufo (anche nel campo della ricerca scientifica) di sentire chi garantisce di risolvere tutti i problemi dell’umanità per ottenere voti (o finanziamenti di ricerca) sapendo che raggiungerà magari risultati interessanti, ma non quello che sta promettendo.

E anche se non tutti gli obbiettivi di dettaglio mi trovano d’accordo (ad esempio, la contrattualizzazione della dirigenza delle forze di polizia) e non tutti quelli auspicabili mi sembrano realizzabili (ad esempio, la «rottamazione» delle cause civili e le sanzioni per le cause temerarie mentre domina il «rapporto di sfiducia»), è nel programma dell’Udc che meglio mi riconosco.

Concludo con un auspicio: il finanziamento pubblico per la ricerca sia riservato alle Università e agli Enti di ricerca invece che alle Aziende private finora gratificate dal «Fondo per le agevolazioni alla ricerca», e sia privilegiata la dotazione ordinaria dei Dipartimenti universitari prima ancora dei singoli progetti, pena il rimanere questi sulla carta per mancanza di luoghi attrezzati ove realizzarsi.

Paolo RomagnoliOrdinario di Istologia all’Università di Firenze