Italia

RAPPORTO CENSIS: COSA È DIVENTATA LA SOCIETÀ ITALIANA?

Una “società appiattita” con “un’onda di pulsioni sregolate”, che registra “il declino parallelo della legge e del desiderio nell’inconscio collettivo”. È l’immagine dell’Italia che emerge dal 44° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi a Roma. Dopo aver resistito ai mesi più drammatici della crisi, seppure con una “evidente fatica del vivere e dolorose emarginazioni occupazionali”, il Rapporto evidenzia che “al di là dei fenomeni congiunturali economici e politico-istituzionali dell’anno, adesso occorre una verifica di cosa è diventata la società italiana nelle sue fibre più intime” perché “sorge il dubbio che, anche se ripartisse la marcia dello sviluppo, la nostra società non avrebbe lo spessore e il vigore adeguati alle sfide che dovremo affrontare”. Quanto al tema dei valori, “non riusciamo più a individuare un dispositivo di fondo (centrale o periferico, morale o giuridico) che disciplini comportamenti, atteggiamenti, valori” e “si afferma cosiÌ una ‘diffusa e inquietante sregolazione pulsionale’, con comportamenti individuali all’impronta di un ‘egoismo autoreferenziale e narcisistico’”. Inoltre, “di fronte ai duri problemi attuali e all’urgenza di adeguate politiche per rilanciare lo sviluppo, viene meno la fiducia nelle lunghe derive su cui evolve spontaneamente la nostra società”. La crisi ha scaricato i suoi effetti su una sola componente del mercato del lavoro, quella giovanile. Dal 44° Rapporto Censis si apprende che nel 2009 tra gli occupati di 15-34 anni si sono persi circa 485 mila posti di lavoro (-6,8%) e nei primi due trimestri del 2010 se ne sono bruciati quasi altri 400 mila (-5,9%). Nell’ultimo decennio, a fronte di una crescita del lavoro dipendente di 2.406.000 unità (+16,2% tra il 1999 e il 2009), i lavoratori autonomi sono diminuiti di circa 200 mila unitaÌ (-3,8%). La maggioranza degli italiani, inoltre, sembra ormai convinta che “la crescita di competitività di cui il sistema-Paese ha bisogno non possa avvenire senza un surplus di impegno da parte di tutti”. Il terziario, negli ultimi dieci anni, è stato il settore che più ha contribuito all’aumento della forza occupazionale. Si registrano poi problemi di sicurezza sul lavoro mentre l’occupazione femminile sembra resistere meglio di quella maschile. Sul versante della formazione, rallenta la crescita degli alunni stranieri a scuola (+7% nell’anno scolastico 2009-2010). In termini assoluti, si tratta di un incremento di 44.232 alunni (7,5% sul totale). Rispetto alla questione scolastica, “i contributi volontari versati dalle famiglie sono un’entrata sempre più importante per la gestione delle scuole statali” mentre la scuola digitale si muove “tra aspettative elevate e criticità attuali”. Il volontariato resta ancora un “pilastro della comunità”. Secondo il 44° Rapporto Censis, più del 26% degli italiani dichiara di svolgere un’attività di volontariato soprattutto tra i giovani (più del 34%). L’efficacia degli ammortizzatori disponibili di fronte all’emergenza reddituale legata alla crisi occupazionale non attenua il fatto che la crisi sta ampliando “la platea dei soggetti vulnerabili a forme di disagio sociale”. Il 62% degli italiani esprime un giudizio negativo sugli strumenti di tutela e supporto per i disoccupati, quota superiore al dato medio europeo (45%). Dai dati Censis emerge che “il nostro Paese è quello con la più bassa età di pensionamento effettivo rispetto alla gran parte dei Paesi europei”. La dimensione sociale prevalente della disabilità è, invece, l’invisibilità o “una visibilità distorta che si allinea con il crescente arretramento delle politiche per le persone disabili”. Sul territorio, la tradizionale fiducia delle famiglie italiane nell’investimento nel mattone torna a manifestarsi. Inoltre, “gran parte dei programmi di intervento presenti nell’agenda delle cittaÌ italiane si trova a fare i conti con la scarsità dei finanziamenti pubblici”. “Poco considerata” è la valenza sociale di un settore fondamentale della nostra economia produttiva come quello energetico e il segmento dell’energia rinnovabile ne rappresenta la componente industriale più dimensionata e più promettente. A partire dal secondo trimestre del 2008, la riduzione dei risparmi delle famiglie si è accompagnata a una sensibile contrazione dei consumi mentre una più complessa deindustrializzazione competitiva ha portato ad un riposizionamento dell’industria in cui il terziario gioca una parte rilevante. Nel primo trimestre del 2010 la flessione delle esportazioni dei distretti industriali è notevolmente rallentata (-0,9% in termini tendenziali), mentre nel secondo trimestre dell’anno si è finalmente registrato un incremento del 13,8%. Sul fronte della comunicazione e dei media, il 44° Rapporto Censis rileva che il futuro di internet dipenderà dal modo in cui verranno sciolti due nodi rimasti irrisolti: i problemi di sicurezza delle transazioni on line e la questione riguardante la totale gratuitaÌ o meno dei contenuti reperibili in rete. Secondo il Censis, “la cattiva informazione smorza l’audience” e tra settembre 2009 e giugno 2010 c’è stato un calo di spettatori dei telegiornali serali nazionali da 18.333.000 a 14.968.000, con una perdita di audience superiore a 3 milioni. Si prevede, inoltre, che la quota di mercato dei libri digitali triplicherà quest’anno (dallo 0,03% allo 0,1%) per un valore di oltre 3,4 milioni di euro.Il Pil potrebbe aumentare quest’anno dell’1,2%, riportando il rapporto debito pubblico/Pil intorno al 115% nel 2013 (dopo un picco, atteso per il 2011, del 119,2%), con un ammontare del debito che sfiorerebbe i 2.000 miliardi di euro. Dalle considerazioni del 44° Rapporto Censis si evince che la Pubblica amministrazione potrebbe essere il possibile “volano per l’innovazione” puntando su scuola, sanità, giustizia, sistema pubblico di connettività, rapporti tra Pa e cittadino, dematerializzazione. Quanto all’appartenenza all’Unione europea, “quello che alimenta il nostro europeismo è un’idea quasi messianica” che “solo l’Europa ci può salvare” anche “se confessiamo la nostra ignoranza (non sappiamo bene cosa sia e come funzioni l’Europa) e la nostra distanza dalle istituzioni europee, continuiamo a fidarci più di queste ultime che di quelle nazionali”. Sul fronte della sicurezza, si attende ancora il Piano carceri mentre assistiamo alla ripresa del contrabbando. Accanto alle forze dell’ordine, le guardie giurate collaborano in un sistema di sicurezza integrato (924 aziende attive nel 2008, 49.137 dipendenti e un fatturato di 2,4 miliardi di euro). Un “obbligo su cui investire di più” è la conoscenza della lingua italiana mentre è importante guardare agli immigrati “come occasione per ripensare i servizi per l’impiego”.Sir