Accoglienza e legalità senza disumane prove di forza

Gentile direttore, a seguito del gesto clamoroso del Cardinale-elemosiniere del Papa che ha riallacciato la luce in un edificio occupato da famiglie di sfrattati, bambini e anziani malati, qualcuno ha accusato le Curie e le parrocchie di sfrattare gli occupanti da eventuali occupazioni dei loro edifici. Tutti sappiamo come la Chiesa da sempre sia all’avanguardia nel servizio ai poveri che accoglie nelle proprie strutture o aiuta a domicilio tramite le innumerevoli associazioni di volontariato, in primis la Caritas, presente ovunque. Se poi ci fossero veramente dei casi anomali sono da condannare perché non in linea con il Vangelo e con il Magistero della Chiesa. Mi permetto di ricordare che a Firenze tempo fa venne occupato un edificio dei Gesuiti da un gruppo di rifugiati eritrei, ma non ricevettero nessun ordine di sfratto e tantomeno gli venne staccata la luce. Credo di non essere l’unico a pensarla così e mi auguro possa pubblicare questa mia mail.

Cesare Innocenti

Pubblico più che volentieri la sua lettera, caro Innocenti, garantendole che non è il solo a pensarla così. Male che vada siamo in due. Sono infatti d’accordo con lei che la Chiesa, attraverso varie associazioni ed organizzazioni, è sempre dalla parte dei poveri. Non può essere diversamente. Pena l’andare contro il Vangelo. Fa anche bene, caro Innocenti, a ricordare la vicenda di quel centinaio di rifugiati somali che per undici mesi, nel 2017, ha occupato un palazzo a Firenze allora di proprietà dei Padri Gesuiti destinato alla vendita. Anche in quel caso è prevalso quel sentimento umano e civile che deve caratterizzare ogni cristiano. In tutti quei mesi, pur avendo denunciato l’occupazione, non solo non è stata staccata la luce, ma gli occupanti sono stati assistiti fino a che non è stata trovata una soluzione attraverso la collaborazione dei Gesuiti con il Comune di Firenze, il Ministero dell’interno e la Caritas. Un esempio di come l’accoglienza si possa coniugare ugualmente alla legalità senza ricorrere a disumane prove di forza.

Andrea Fagioli