Il silenzio contro i chiacchiericci per ascoltare Dio e gli altri

Caro Direttore,
ho avuto modo di seguire, sabato scorso, la Veglia ecumenica di preghiera alla vigilia del Sinodo e ciò che sicuramente mi ha colpito di più sono stati gli otto minuti di silenzio, che mi sono parsi davvero interminabili. Silenzio che, come ha detto papa Francesco, «è essenziale nella vita del credente» ma a cui effettivamente non siamo proprio più abituati. Eppure magari lo sperimentiamo quando ci capita di fermarci a contemplare lo spettacolo della natura, che sia un’alba o un tramonto, una foresta o una montagna, una cascata o il mare, come ci sarà magari capitato quest’estate: ma nella quotidianità no, proprio non ne siamo capaci e parlo prima di tutto per me. Il vortice della vita è rumoroso, non tollera spazi vuoti e se capitano sentiamo immediatamente il bisogno di riempirli in qualche modo.
Ben vengano quindi il richiamo al silenzio e le opportunità di cominciare a farne esperienza, magari abbandonando quel chiacchiericcio così criticato dal Papa. Ognuno di noi ci casca e quindi sa bene di cosa si parla. Ma quando Francesco si riferisce a questa brutta pratica all’interno della Chiesa, mi chiedo, non potrebbe essere più chiaro proprio per evitare ipotesi variegate e quindi altre potenziali chiacchiere? Lo chiedo a lei, vorrei sapere cosa ne pensa. Grazie.
Lettera firmata

Per prima cosa invito il nostro lettore a leggere la pagina fianco dove c’è un articolo proprio sul silenzio e sulle chiacchere che «Dio non ama». In effetti nella lettera si affrontano due temi solo sulla carta diversi. Il primo è la riscoperta della bellezza del silenzio e la capacità delle persone di rispondere così all’invito di papa Francesco. Non è la prima volta che il Pontefice invita quanti sono presenti a un evento, in particolare a una veglia di preghiera, ad «ascoltare» il silenzio, perché è lì come ci dicono le scritture che Dio parla con più facilità a noi. O meglio è in queste occasioni che noi abbiamo più facilità ad ascoltarlo . Penso alle veglie in occasione delle diverse Giornate mondiali della gioventù quando oltre un milione di giovani improvvisamente fanno silenzio per ascoltare davvero. Per non parlare del silenzio che accompagnò, sempre papa Francesco, il 27 marzo del 2020 in piazza San Pietro quando il Pontefice pregò da solo e in silenzio in occasione della pandemia. In quella piazza deserta c’era il mondo intero ad ascoltarlo. Un silenzio definito da tutti «assordante».
Caro lettore mentre le rispondo viene in mente un’altra esperienza che è anche personale. Mi riferisco alla Messa allo stadio comunale di Firenze che il 10 novembre chiuse la giornata di papa Francesco al Convegno Ecclesiale nazionale.
Chi era allo stadio ricorderà come me il clima di gioia e di festa che anticipò l’ingresso del Papa sul terreno del Franchi. Poco dopo un silenzio quasi irreale calò quando il Pontefice iniziò la Messa con il segno di croce. Oltre 50mila persone si fecero mute per ascoltare lui ma soprattutto la Parola. Già perché la donna e l’uomo di oggi hanno bisogno di silenzio in un mondo che, come sottolinea il nostro lettore, va sempre di corsa, è rumoroso e non accetta che qualcuno si fermi per ascoltare la natura o, anche più semplicemente, l’altro.
Per quanto riguarda la seconda parte della lettera credo che il richiamo del Santo Padre contro il «chiacchiericcio» in realtà sia esplicito. Più volte lui ha usato questa parola parlando di quanto succede all’interno della Chiesa (come le tante voci che si rincorrono sulla sua figura o suoi suoi gesti).
Un esempio chiaro è la contrapposizione che qualcuno voleva tra lui e il papa emerito Benedetto XVI. Chiacchericci che volevano dividere la Chiesa ma che non sono mai riusciti a dividere loro.
E sempre a proposito di chiacchiericci credo il Papa più volte si sia speso anche per invitare i laici ad abbandonare questa pratica che non aiuta certo nei rapporti tra le persone. In molti casi forse l’unica risposta potrebbe essere proprio la pratica del silenzio.