Sterili polemiche per l’ultimo saluto del Papa a Napolitano

Caro direttore,

per prima cosa voglio scusarmi con lei per il tono di questa mia lettera. Ma davvero sono rimasto sconcertato davanti all’ennesima sterile polemica, questa volta innescata dal quotidiano «Il Giornale» che se la prende con il Papa colpevole, a suo dire, di non essersi fatto il segno della croce davanti alla salma del presidente Napolitano. Spesso in passato «Il Giornale» ha avuto posizioni molto distanti da quelle di Francesco, e per carità ognuno la pensa, perfino sul Papa e la Chiesa. Ma se ogni pretesto è buono per un attacco personale si oltrepassa il limite della semplice opinione. Invece di occuparsi dell’importanza della visita, si dà peso a quello che manca. Da credente so che il Signore vede nel cuore di ognuno, e in quello del Santo Padre credo abbia letto commozione, e forse una preghiera silenziosa. E magari ci ha visto anche un po’ di tristezza per la perdita di una persona stimata (la stessa, identica, stima che c’era tra Napolitano e Benedetto XVI). Stia tranquillo, l’autore dell’articolo, ed eviti di strapparsi inutilmente le vesti: se i valori cristiani non se la passano bene non è certo per colpa di un mancato segno della croce davanti a una bara. A essere in pericolo sono i valori della carità e dell’amore verso il prossimo: quelli sì che sono in molti a essersene dimenticati.

A Napolitano deve andare il nostro ricordo. E una preghiera, ad alta voce o in silenzio, anche senza segno della croce. Il Signore l’ascolterà lo stesso, non ne dubito.

Lettera firmata

Ringrazio il nostro lettore per la sobrietà della lettera e per non essere sceso in polemica con parole che non mi avrebbero consentito di pubblicare il suo scritto. Cosa che ho deciso di fare per qualche commento apparso sui nostri social. Allo stesso modo non risponderò rivolgendomi al quotidiano dov’è apparso in prima pagina l’articolo richiamato dal nostro abbonato.

Mi piace invece sottolineare come, ancora una volta, sui giornali si plaude o si bacchetta papa Francesco e la Chiesa secondo i temi. Che il Pontefice attuale, e prima di lui anche Benedetto XVI, avesse un rapporto di stima con il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano è cosa nota a tutti. Nessuno di loro l’ha mai nascosto. Il gesto compito da papa Francesco domenica scorsa non solo non mi ha meravigliato ma l’ho apprezzato proprio perché dimostra una sensibilità e una carità che è della Chiesa e dovrebbe essere pure dei suoi fedeli. Sappiamo che non sempre le posizioni dell’allora presidente della Repubblica erano condivisibili e bene ha fatto Francesco Ognibene a ricordare domenica su Avvenire che proprio il ritardo di una decisione di Napolitano impedì a Eluana Englaro di proseguire la sua vita. Una decisione che i cristiani non condivisero allora né potrebbero farlo oggi. Anche in quel caso la politica prese il sopravvento sulla carità, come purtroppo sempre più spesso avviene. Quella carità che invece papa Francesco ha mostrato a tutti, credenti e non, in quei pochi passi fatti alzandosi dolorosamente dalla carrozzina per arrivare in silenzio davanti al feretro dell’amico, o quanto meno di una persona che ha stimato nonostante certe decisioni dell’uomo politico possa non averle condivise. Il nostro lettore ha pienamente ragione: il giudizio finale non spetta certo a noi e anch’io sono convinto che il Papa abbia pregato in silenzio davanti a quella bara. Sono sicuro, e sfido chiunque a dire o scrivere il contrario, che quello del Pontefice sia stato un gesto politico come, magari, ne abbiamo visti in molte campagne elettorali, anche recenti. La sua lettera mi richiama pure le polemiche mai sopite per i gesti compiuti da tanti politici, anche nostrani, che si presentano davanti a sacerdoti, talvolta anche a vescovi, per ricevere l’Eucarestia in diretta televisiva. Polemiche che spesso sono di segno opposto a quello della lettera in questione. Ma anche in questi casi non sta agli uomini giudicare dove può arrivare la Misericordia di Dio. Ecco perché concludo questa risposta citando la sua frase finale: «A Napolitano, deve andare il nostro ricordo. E una preghiera, ad alta voce o in silenzio, anche senza segno della croce. Il Signore l’ascolterà lo stesso, non ne dubito».