Contro le stragi del «sabato sera» più mezzi e uomini in strada

Caro direttore, anche questo fine settimana è stato segnato da numerosi incidenti dove hanno perso la vita tante persone, purtroppo (come quasi sempre) molte giovanissime. Non ci sto a cascare nel solito sterile giochino che attribuisce tutta la colpa allo sballo del weekend. Certamente questo è un fattore importante, ma non sempre è quello determinante. Per almeno due ragioni: primo, perché questa è una semplificazione eccessiva, in cui certamente non possono essere compresi incidenti dovuti a altri fattori comprese fatali disattenzioni.

Il secondo motivo è il dato numerico: più di 3000 morti l’anno nelle nostre strade, circa 9 al giorno. Un numero talmente alto da non poter essere spiegato semplicemente con la febbre del sabato sera. A mio avviso, se non si può annullare del tutto questa piaga che ci costa in termini di vite umane come una guerra, si può cercare di ridurla (e di molto) con la prevenzione e l’educazione. Una prevenzione che non voglia dire soltanto controllare a campione auto che tornano da una festa il sabato sera, ma che sia costante tutti i giorni, lungo tutte le strade. Ma soprattutto un’educazione a 360 gradi, che guardi a tutti gli aspetti, dal banale rispetto del codice della strada, al rispetto di se stessi e degli altri; che metta in guardia dal guidare in condizioni non ottimali, quando si è bevuto un po’ di più o quando si è stanchi. Che insegni cioè a non sentirsi «supereroi» scommettendo sulla propria vita. Credo che le istituzioni, e prima di tutto ciascuno di noi, debbano puntare su questa strategia, in cui i mezzi d’informazione possono giocare un ruolo importante.

Lettera firmata

Ringrazio il nostro lettore per aver richiamato l’attenzione su un tema così importante come le morti per incidenti stradali. Numeri che, ha ragione, hanno dell’incredibile ancor più se si considera che negli ultimi anni qualcosa di importante contro queste stragi è stato fatto. Sto pensando all’attività di prevenzione nelle scuole di certe associazioni, come gli Amici della polizia stradale o, per restare in Toscana, l’Associazione Lorenzo Guarnieri o quella intitolata a Gabriele Borgogni. Purtroppo è sempre troppo poco perché, ha ancora ragione, spesso i giovani, e non solo loro, si sentono «supereroi». Allora non possiamo che tornare a chiedere più controlli, più uomini per la polizia stradale o per la municipale, e che siano deputati a questo. Se l’educazione nelle scuole non è sufficiente, dobbiamo far sì che gli automobilisti davvero sappiano di poter essere sorpresi con il cellulare in mano o con un tasso alcolico troppo elevato. Le leggi ci sono, ci sono per la verità sempre state ancor prima di quella dell’omicidio stradale che comunque è un ulteriore deterrente. Basta applicarle.

Domenico Mugnaini