«Fuori dal coro» attacca la Chiesa a suon di note false e stonate

Caro direttore, a proposito degli attacchi alla Chiesa e ad Avvenire durante un programma di Rete 4 con Mario Giordano, credo che tutti abbiamo percepito la superficialità e la scarsa professionalità di chi ha realizzato quei servizi.  Si voleva sottolineare che la Chiesa invoca accoglienza per i poveri e gli immigrati, ma poi chiude le proprie strutture e i cardinali vivono in mega-appartamenti. In realtà la Chiesa accoglie molti immigrati nei suoi centri di accoglienza, ma Giordano fa finta di non sapere che la maggior parte di quei conventi vuoti e talvolta decadenti, mostrati nel servizio, non sono di proprietà della Chiesa, ma dello Stato (se non erro vennero confiscati da Napoleone e Cavour), oppure sono vincolati e quindi non utilizzabili per l’accoglienza.

Per quanto riguarda i mega appartamenti dei cardinali va ricordato che vennero costruiti nel 1400 ed erano stati pensati per servizi ben diversi da quelli odierni. Alcuni cardinali, che attualmente li abitano, hanno dichiarato che ne farebbero volentieri a meno in quanto poco pratici e difficile da riscaldare in inverno. Credo che neppure i comunisti degli anni ’50 abbiamo mai osato attaccare la Chiesa in modo cosi volgare e calunnioso com’è avvenuto in quel programma e su giornali di una certa ispirazione. Non credo che ne trarranno dei grandi vantaggi però. La gente non è stupida e sa cosa fa la Chiesa per i poveri e gli ultimi.

Simone Hegart

Questa non è la sola lettera arrivata su «Fuori dal coro», il programma di Rete 4, condotto da Mario Giordano, approdato il giovedì in prima serata. Alcune lettere sono arrivate alla nostra redazione e allo stesso tempo ad «Avvenire», vittima diretta di infamanti attacchi anche dal programma precedente, «Stasera Italia estate», ed in particolare dalla giornalista Maria Giovanna Maglie. Ma i veri colpi alla Chiesa sono stati assestati con quelle che Giordano ha il coraggio di chiamare «inchieste per capire come stanno le cose». E per farlo è partito dalle «case d’oro della Chiesa». Per dire che i cattolici, con in testa «Avvenire», invocano l’accoglienza, l’apertura dei porti, ma poi chiudono le loro grandi e lussuose abitazioni come quelle dei cardinali. Ma non solo, ricordando monsignor Krajewski, ribattezzato irrispettosamente «cardinal Bolletta», Giordano ha contrapposto la vicenda dell’Elemosiniere del Papa a quella di alcune suore che invece di riattaccare la corrente l’hanno tolta per rientrare in possesso di loro edifici occupati abusivamente. Infine, senza mai accennare minimamente a quello che la Chiesa fa per i migranti, è arrivata, a giudizio del conduttore, «la cosa più pazzesca che abbiamo trovato: una casa di 16 mila metri quadrati per un prete solo, ovvero la Certosa di Firenze».

Ma noi qui in Toscana che conosciamo bene la storia (la si può ritrovare anche sul nostro sito www.toscanaoggi.it) sappiamo che si tratta di un’autentica fake news. Quei «se-di-ci-mi-la-me-tri» che Giordano sillaba con la faccia dentro la telecamera sono di proprietà del Demanio, quindi dello Stato, non della Chiesa che li ha avuti in concessione tramite l’Arcidiocesi di Firenze per garantire la continuità della funzione e dell’eredità spirituale e culturale dopo il venir meno della presenza della comunità cistercense. A sua volta la diocesi ha affidato l’animazione alla Comunità di San Leolino, che avendo sede nei pressi di Panzano in Chianti può al momento garantire la presenza fissa di un solo componente, di fatto una sorta di guardiano.

Ma non solo: lo stesso Demanio ha mantenuto per sé alcuni spazi come deposito e centro di restauro che permetterà allo Stato un risparmio di 160 mila euro di affitti passivi. C’è persino una pinacoteca con opere del Pontormo e di altri grandi artisti. Insomma, chiedere che i migranti siano ospitati alla Certosa è come chiederlo agli Uffizi. In quest’ultimo caso le sale sarebbero anche più ampie delle celle che il servizio con telecamera nascosta vorrebbe far passare per resort. Mentre Giordano, più showman che giornalista, che ha pure strumentalizzato la presenza forzatamente silenziosa o quasi di un parroco di montagna, continua a urlare dentro la telecamera: «24 appartamenti di cui 18 su tre piani, tanti cattolici rimangono basiti quando vedono cose come queste». Si spera che i cattolici siano un po’ meno ignoranti e sappiano come sono fatte e a cosa servivano le celle dei monaci, oltre a sapere, come auspica la lettera, cosa fa la Chiesa per i poveri e gli ultimi.

Andrea Fagioli