Gli insegnanti, lavoratori mai abbastanza valorizzati

Mai come quest’anno la stampa si è occupata della scuola. Ma è stata lacunosa per quanto riguarda la situazione degli insegnanti che sono i peggio retribuiti in Europa. Abbiamo conservato i giornali per un controllo a giugno. Perché questo?

Abbiamo una certa esperienza per aver lavorato per 40 anni nella scuola media abbiamo una moglie e una figlia docenti. L’anno scorso il Presidente della Repubblica inaugurò l’anno a Portoferraio a dimostrazione che in Italia la scuola è presente su tutto il territorio oggi siamo curiosi di come si muoverà il nuovo Ministro eletto all’ulltimo.

E attendiamo anche i sindacati. Buon anno.

Mario Lorenzini, Livorno

Tra i lavoratori che l’Italia non ha mai saputo valorizzare ci sono gli insegnanti da sempre considerati coloro che l’estate hanno 3 mesi di ferie e che in una mattinata, talvolta in sole due/tre ore, hanno terminato il loro impegno giornaliero. Sappiamo bene che non è così e che oggi, forse, stanno fin troppo a scuola, spesso in riunioni abbastanza inutili, senza poi il tempo di preparare la lezione del giorno dopo. Ha quindi ragione il signor Mario Lorenzini a richiamare anche la nostra attenzione, che pure nel numero scorso abbiamo dedicato molto spazio alla scuola, su questa categoria. Le statistiche dicono che i professori italiani sono i peggio pagati in Europa e si sa che chiunque inizi un lavoro con le intenzioni migliori se mal pagato e ancor peggio considerato alla fine si stufa. Ancor di più se ogni ministro dell’Istruzione, e la media di nuovi ministri è impressionante, deve lasciare il segno e cambiare quanto fatto dal suo predecessore. I sindacati? Anche loro spesso urlano contro il precariato per poi placarsi quando la scuola bene o male parte ogni anno. Ma caro Lorenzini, negli anni settanta Antonello Venditti cantava «…il professore, che ti legge sempre la stessa storia. nello stesso modo, sullo stesso libro, con le stesse parole. Da quarant’anni di onesta professione. Ma le domande non hanno mai avuto una risposta chiara. E la Divina Commedia, sempre più commedia. Al punto che ancora oggi io non so se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito…». Esistono pure questi professori. Una minoranza? Speriamo, ma i risultati dei nostri ragazzi, come ricordava Umberto Folena sul numero 31, sembrano ancora dar ragione purtroppo a Venditti.

Domenico Mugnaini