Greta, i giovani ambientalisti e l’episodio biblico di Ninive

Caro direttore, la prima lettura della Messa di mercoledì 11 marzo (prima settimana di Quaresima), narra l’episodio della perversa città di Ninive, salvata dalla distruzione, grazie ad un radicale cambiamento di vita dei suoi cittadini.  Il profeta Giona, inviato da Dio, percorse ogni strada della grande città avvisando del pericolo imminente che essa correva. I cittadini e lo stesso re ascoltarono Giona, credettero alla sua parola, presero coscienza del loro peccato, bandirono un digiuno, tutti vestirono dimessamente e cambiarono la loro vita. La città fu così salvata. La lettura mattutina di questo episodio biblico ci ha fatto venire in mente ciò che sta accadendo oggi nella nostra città globale, il mondo.

Una giovanissima Greta sta percorrendo ogni strada possibile implorando tutti i cittadini di cambiare questo nostro modo di vivere  che ci conduce verso una irreversibile distruzione del pianeta. Ma quanti realmente l’ascoltano? Tanti, tantissimi giovani. Pochi, pochissimi uomini di potere. E quanti di noi oltre il parlare siamo realmente disponibili ad un cambiamento radicale, a una vera conversione di vita? Lo sciopero mondiale dei giovani, venerdì 15 marzo, indicherebbe la volontà e loro disponibilità a «digiunare», a riconsiderare cioè quali siano le reali necessità. A ridurre le tante cose, troppe e per lo più inutili, la cui produzione e scorretto uso scavano una fossa sempre più profonda per l’umanità intera. I giovani, forse, sembrano siano disposti.

Ma gli adulti, i padri, la politica, l’industria, il commercio, la produzione e consumo senza controllo, lo sono? Siamo pronti a fare a meno del nostro tornaconto, del nostro eccessivo benessere? Nostro, solo di noi, esigua umanità privilegiata che vive in questa piccola area geografica e che, per mantenere questo stato di agiatezza, fa e disfà a suo piacimento e quotidianamente deruba l’altra parte assai più grande, mantenendola scientemente nell’ignoranza e miseria. Ancora «quaranta giorni». Siamo ormai agli sgoccioli, pensiamoci seriamente.

Sia Papa Francesco che il nostro Presidente Mattarella ultimamente ce l’hanno ripetuto: il tempo sta per scadere. Siamo tutti invitati ad agire, a trovare urgentemente strade che portino alla salvezza della nostra terra. I grandi, i potenti del mondo sapranno ascoltare, fare scelte coraggiose che portino verso l’urgente inversione di marcia?

Andrea e Vanna ZornCercina (Firenze)

Carissimi Andrea e Vanna, grazie per la vostra lettera su un argomento di grande attualità, ma anche per la vostra riflessione scaturita da un episodio biblico. Scherzando, potrei dire che Giona e Greta non sono proprio la stessa cosa. Tra l’altro c’è anche chi ha manifestato qualche dubbio sulla spontaneità delle iniziative di questa sedicenne con le trecce così simile a Pippi Calzelunghe. Ma non è questo quello che conta. Conta il risultato ottenuto grazie soprattuto ai social, Instagram in particolare, che hanno mobilitato i giovani di tutto il mondo per una necessaria presa di coscienza sui rischi che corre il nostro pianeta a causa di scelte sbagliate, di insensato sfruttamento delle risorse, di bramosie economiche, dell’immobilismo della politica, delle difficoltà di trovare accordi internazionali rinunciando agli egoismi nazionali.

I giovani si sono mobilitati e si stanno mobilitando. Manifestazioni come quella del 15 marzo vanno salutate con favore. C’è semmai da chiedersi se possono bastare e se anche i giovani sono sufficientemente educati, oppure se anche loro hanno ancora bisogno di tradurre la loro sensibilità ecologica in atti quotidiani concreti. Il Papa nella Laudato si’ si dice preoccupato per i cambiamenti climatici, che vanno presi in seria considerazione se vogliamo custodire la casa comune. Subito dopo, però, spiega che una rinnovata cultura ambientale passa dai piccoli gesti ordinari. Per cui, per essere molto concreti, domandiamoci se i nostri figli stanno attenti alla raccolta differenziata? Oppure se spengono la luce ogni qualvolta escono dalla loro camera invece di rispondere: «Ma tanto ci devo tornare»? Se si lavano i denti senza tenere il rubinetto dell’acqua sempre aperto? Può sembrare banale, ma non lo è, perché la cura dell’ambiente ci impone, come dite anche voi cari Andrea e Vanna, di cambiare stili di vita. Un cambiamento radicale che dipende da tutti e non solo dai grandi poteri o dalle strutture produttive, che hanno le loro colpe, ovviamente più gravi delle nostre. Non dimentichiamoci la scarsa lungimiranza (per non chiamarla speculazione) nell’avere imposto la plastica o il tetrapak al posto del vetro in nome di un’igiene e di un presunto salutismo che ora si ritorce contro l’ambiente e contro di noi diventando una delle cause principali dei mali del nostro pianeta a partire dal mare. Uno dei carri di Carnevale più apprezzati di quest’anno a Viareggio rappresentava una gigantesca balena quasi soffocata dalla plastica, costretta a dimenarsi tra spazzatura e petrolio. Insomma, la situazione del nostro povero pianeta è talmente grave che nemmeno a Carnevale si scherza più.

Andrea Fagioli