Il gioco, una malattia ma anche la cassaforte dello Stato

In questo periodo di particolare fragilità per il nostro Paese, sempre un maggior numero di persone si rivolge al gioco d’azzardo, diventando vittime di una incontrollabile compulsività, una vera e propria malattia mentale la «ludopatia», l’incapacità di resistere al gioco d’azzardo. Questa patologia di massa rapisce persone di tutte le età e categorie sociali…

Questo è un fenomeno in grande aumento soprattutto in Italia dove tutto è costruito per togliere al giocatore la consapevolezza di perdere di fronte a macchinette di grande fascino visivo, in ambienti oscuri, ovattati, che rapiscono poco a poco la persona. Altrettanto dicasi per i giochi digitali. L’azzardo è stato definito un furto della felicità sociale, oltre che un furto dell’autostima. Negli ultimi 10 anni sono stati introdotti ben 51 nuovi tipi di gioco e il fatturato è stato quadruplicato; nel 2018 ben 108 miliardi sono sfumati per gratta e vinci, lotterie, superenalotto, bingo, macchinette, scommesse digitali di ogni tipo dalle corse dei cani, cavalli o cammelli, fino alle previsioni metereologiche: un mercato legale, cui segue un più fiorente mercato illegale… con gravi conseguenze per l’ammalato di gioco d’azzardo, per la sua Famiglia, con pesanti ripercussioni nella sua vita lavorativa e nei rapporti sociali: indebitamenti sempre crescenti che coinvolgono intere Famiglie strozzate dalla mano degli usurai.

Il MO.I.CA. Movimento Italiano Casalinghe, unitamente alle UPTER Università dell’Età Libera di Roma, dal 2016 combatte questa piaga.. con un progetto finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali… Telefonando al  MOICA  – al Numero verde 800 60  85 86 – il soggetto interessato può essere orientato verso servizi sociali, pubblici e privati del suo territorio regionale…

Giuseppina SimondettiMoica – Firenze

La nostra lettrice, presidente del Moica di Firenze, ci ha scritto una lunga lettera che mi dispiace aver dovuto tagliare ma spero che sia rimasto intatto tutto il senso di quanto da lei scritto e il progetto di aiuto che lei ci fa conoscere. Mi interessava effettivamente parlare di un problema, anzi diciamo pure, di una «piaga» sociale che oggi è una triste realtà. Chi inventa giochi nuovi, e come ricordato dalla signora Giuseppina, tanti ne sono stati inventati nell’ultimo decennio, lo fa perché sa bene che troverà terreno fertile, che ne trarrà un sicuro profitto. Proprio mentre scrivevo queste poche righe, mi è arrivato un messaggio sul cellulare con un gioco a premi legato a un circuito di carte di credito.

E in effetti ormai si può giocare e scommettere dovunque, nei bar davanti alle macchinette come sul telefonino o con il computer, di giorno come di notte. Una volta nelle case tanti aspettavano con ansia la sera del 6 gennaio, quando il piccolo schermo poteva illudere famiglie intere che speravano di cambiare vita con una vincita alla lotteria Italia. Altri giocavano la schedina (1-X-2) tutte le settimane: erano tutti esperti di calcio.

Già allora, però, non poche persone si rovinavano inseguendo un numero ritardatario al Lotto, ma il tempo non sembra aver insegnato niente. La differenza con oggi è che le possibilità dei giochi sono decuplicate e lo Stato incassa fior di miliardi. Inutile sperare che chi governa spinga per tagliare i giochi, cara signora Giuseppina. La coscienza i nostri governanti se la lavano sovvenzionando qualche progetto contro la ludopatia. Troppo poco. Non il vostro lavoro che vi porta a essere insostituibili. Troppo poco è piuttosto l’impegno dei governi contro questa malattia, che è la loro cassaforte.

Domenico Mugnaini