Quando i ragli degli asini non arrivano al cielo

Preg. mo direttore, ho letto con interesse sul numero 10 di «Toscana Oggi», nella rubrica «A parer mio» della pagina di lettere al settimanale, gli interventi di Luigi Barilli e Jacopo Cabildo. Mi permetto di intervenire senza nessuna autorevolezza, ma come prete con un’anzianità di ministero di 70 anni.

Al Sig. Barilli: Catechismo di Pio X, anch’io sono affezionato a quel testo, che ho usato per decine d’anni, lo ritengo un compendio completo, affidabile, chiaro della teologia tridentina (Concilio di Trento), che però è superato. C’è stato in Concilio Vaticano II, e le decine di anni trascorsi sono stati sufficienti, per chi lo ha voluto, a metabolizzarne stile e contenuti. Ho detto per anni che il sacerdote è il ministro di Dio che celebra il Santo sacrificio della Messa e i fedeli ascoltano e pregano. Il Concilio mi ha detto che «soggetto dell’azione liturgica è la comunità» per cui tutta la comunità cristiana presente, in unione con la Chiesa universale, celebra la Santa Cena sotto la presidenza dell’anziano.

Il Sig. Barilli giustifica le sue osservazioni in relazione alla sua età 78 anni di vita, mi permetto di osservare che da pochi giorni ho festeggiato il settantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale, quanto al Breviario romano lo uso ancora perché mi piace di più usare il libro, supporto cartaceo, come faceva Don Abbondio, che non le tecnologie moderne.

Quanto all’accorata difesa dei sacerdoti dal fango che tanti giornali scagliano su di loro, dico semplicemente che quando mi son fatto prete avevo già messo in programma, in anticipo, la possibilità di essere oggetto di accuse più o meno vere infamanti e, nel caso, di registrarle con un certo distacco e la consapevolezza che la nostra gente non è poi così stupida e che ad ogni modo, «i ragli degli asini non sono mai arrivati al cielo». Distinti saluti e auguri a lei e colleghi per la vostra importante attività.

Don Carlo MatulliConvitto ecclesiastico – Firenze

Grazie davvero, caro don Carlo, per questo suo contributo che conferma che l’età anagrafica significa ben poco in fatto di idee chiare e al passo con i tempi. Non credo di svelare un segreto (anche perché già lei lo svela in parte facendo riferimento ai settant’anni di sacerdozio) informando i nostri amici lettori che lei ha da diversi mesi festeggiato i novantadue anni e che si avvia verso i novantatre.

Mi fa anche piacere che si senta legato ai libri e ai supporti cartacei, ma a giudicare dalla mail inviata con allegata questa sua lettera, deduco che non se la cava male nemmeno con le moderne tecnologie. Questo gli fa onore, al pari del giudizio positivo che esprime a proposito delle persone che nella maggior parte dei casi sono molto più intelligenti di quanto si possa pensare. Faccio solo una precisazione a beneficio dei lettori e soprattutto di Luigi Barilli: l’amico lettore faceva riferimento all’ultimo Catechismo della Chiesa cattolica e non a quello di Pio X.

Apprezzabile comunque, caro don Carlo, anche la sua ironia circa «i ragli degli asini che non sono mai arrivati al cielo». Non è vero, pertanto, che il suo sia un intervento «senza nessuna autorevolezza», tutt’altro. Da uno come lei anche gli apprezzamenti come quelli nel finale della lettera acquistano per noi un valore aggiunto.