Ragazzi in piazza e la speranza di «vecchi brontoloni»

Ragazzi in piazza e la speranza di «vecchi brontoloni»

Carissimo direttore,

è stato dato un grande rilievo su tutti i mezzi di comunicazione, compresi i «social», allo «sciopero» degli studenti per richiamare l’attenzione sul  grave problema dei cambiamenti climatici. Tuttavia c’è qualche cosa che non mi torna. Fare sfilate per le strade cittadine invece di andare a scuola è facile e direi anche divertente: si canta, si gridano slogan, si mostrano cartelli e si è contenti perché ne parleranno i giornali e si sarà richiamata l’attenzione generale con l’invito ad un più forte impegno rivolto ai politici ed ai ricercatori.

Tutto bene, ma mi chiedo: c’è coerenza? Quanti di questi ragazzi e ragazze rinuncerebbero ai loro motorini per ridurre l’inquinamento in attesa che la politica, la ricerca e la tecnologia facciano passi avanti? A scuola si può andare anche a piedi o in bicicletta, almeno nelle città, o usando i mezzi pubblici se proprio necessario. Chiediamo, magari, che si facciano più piste ciclabili. Non è indispensabile farsi portare dai genitori con la macchina per andare a giocare a calcio o a tennis o a tante altre attività sportive, ci vorrà, forse, qualche minuto in più, ma si potrà recuperare il tempo chattando un po’ meno e magari parlando e scherzando con qualche amico/a mentre si cammina insieme.

Sarebbe davvero una bella lezione per gli adulti se  ragazzi e ragazze si mettessero d’accordo  per decidere di fare a meno di qualsiasi mezzo inquinante per la loro vita quotidiana: camminare a piedi o spostarsi in bicicletta fa anche bene alla salute, lo dico come medico. Caro direttore, cosa ne pensa di questo pia illusione? È forse soltanto una «predica» di un vecchio brontolone non al passo con i tempi? Forse se qualche Greta italiana lanciasse la sfida potrebbe essere una bella rivoluzione da applaudire con convinzione!

Angelo Passaleva

Carissimo professore, nessuna predica da vecchio brontolone ma piuttosto un suggerimento ai giovani e meno giovani che la politica, quella che un tempo vedeva al primo posto la coerenza di chi la praticava, non l’hanno conosciuta. Quanto sarebbe bello venisse accolto. Basterebbero poche pratiche per difendere quello che sul numero scorso il professor Corsi ha ricordato essere un «dono» di Dio .

Anche noi «vecchi brontoloni», però, dobbiamo saper cogliere i lati positivi di un ritorno in piazza dei giovani che, almeno su temi come l’ambiente, hanno deciso che forse è arrivato il momento di dire la loro. La speranza è che questo porti frutti. Quali e quanti vedremo. Sempre noi vecchi brontoloni, però, dobbiamo sapere che il mare, e prima ancora il fiume e il torrente, è un insieme di tante gocce. Se nel milione di ragazzi scesi in piazza venerdì scorso nelle città italiane, ci fosse anche uno solo di loro che il giorno dopo si è chiesto cosa fare per mettere in pratica quanto chiesto agli adulti, ai governanti, io lo vedrei come un successo. Magari non lo sappiamo ma qualcuno di loro ha già lasciato il motorino a casa, ha deciso di andare a scuola a piedi. Una vana speranza? Forse, ma voglio essere positivo e, come scriviamo anche nel corsivo in prima pagina, cerchiamo prima noi adulti di dare esempi positivi. Anche questi servono.

Domenico Mugnaini