Salvini e migranti: pro e contro le parole del vescovo di Ventimiglia

Caro direttore, si può non condividere in tutto o in parte le lettere su «Toscana Oggi» del 26 maggio «Salvini, il Rosario e la Madonna…»? Io condivido in tutto le parole del Vescovo di Ventimiglia-San Remo mons. Antonio Suetta (intervista a «La Nazione» del 21 maggio). Alla domanda «Si aspettava le critiche al comizio di Salvini, mosse dal gesuita padre Spadaro, da “Famiglia Cristiana” e dal Segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin?». Risponde mons. Antonio Suetta: «Le reazioni possono essere variegate… Dal mio punto di vista non trovo nulla di blasfemo o irrispettoso nel gesto del ministro che si professa credente. Parlava di Europa, ha baciato il rosario e invocato la benedizione di Dio e dei santi; trovo normale che un cristiano invochi l’aiuto di Dio, della Madonna e dei santi. Poi ognuno è libero di considerare il tutto come crede, ricordando che è sempre impossibile valutare la profondità delle intenzioni». Al Vescovo è stato chiesto anche dei «porti chiusi» e lui risponde, ma riportarlo sarebbe troppo lungo. Non dimentichiamo che mons. Suetta è il Vescovo che quattro anni fa ha soccorso sugli scogli di Ventimiglia i migranti respinti dalla Francia. Direttore mi fermo qui; il discorso diventerebbe lungo. Credo sia lecito non condividere in tutto o in parte le due lettere.

Giovanni ManecchiaGhezzano – Pisa

Caro direttore, stamani puntuale mi è arrivato «Toscana Oggi» n. 21 del 9 giugno. Dopo aver letto alcune  lettere mi vedo costretto a completare la lettera che le ho inviato il 4 giugno. Anche in questa devo ripetere che condivido in tutto le parole del Vescovo di Ventimiglia-San Remo mons. Antonio Suetta. Cerco di essere breve e salto alcune domande e risposte del Vescovo. Domanda: «Ben fa Salvini a tenere il punto sui “porti chiusi” alle navi delle Ong?». Risponde il Vescovo: «Premesso che quando le tesi si portano avanti con degli slogan si rischiano incomprensioni, ritengo che un conto sia aiutare il prossimo nell’emergenza, un altro è organizzare in maniera stabile un’attività di soccorso in mare». Domanda. «E l’accoglienza “senza se e senza ma” predicata anche dal mondo cattolico?».

Risponde il Vescovo: «Sono certo che la Chiesa ha fatto e fa molto con grande umanità e retta intenzione. Rimane il rischio che alcune realtà “solidali” (n.d.r. es. le Ong) possano utilizzare il fenomeno migratorio per altri scopi: impoverire l’Africa per lasciarla alla mercé di certi potentati; favorire uno stravolgimento dell’identità europea attraverso l’approdo di masse umane disomogenee». Domanda: «Da qui nascono le sue preoccupazioni per la tenuta delle radici cristiane del Vecchio continente?». Risposta: «Anche, e non potrebbe essere diversamente visto che l’Occidente sembra vergognarsi della sua storia, quasi a volerla rinnegare (…). Già nel 2015 (mons. Suetta ha soccorso sugli scogli di Ventimiglia i migranti respinti dalla Francia) nutrivo perplessità sul multiculturalismo, su una società ridotta a semplice sommatoria di culture ed etnie, senza un’identità forte». Giorni fa sul «Corriere della Sera» il cardinale Gherhard Muller ha rilasciato a Massimo Franco su questi temi e altri, un’intervista chiara e simile di contenuti. Anche il cardinale Giacomo Biffi allora arcivescovo di Bologna, parlò in maniera chiara su questi temi.

Giovanni Manecchia

 

Durante le elezioni di fine maggio, a un candidato della Lega in Sicilia, che aveva fatto parte di Libera di don Ciotti, fu chiesto se non trovasse in ciò una contraddizione. Ha risposto che no: perché Salvini bacia il crocifisso. Sempre a maggio un cronista di un giornale locale ha incontrato a Santa Maria Novella, stazione di Firenze, un chirurgo di origini iraniane che opera a Careggi. Da giovane ha vissuto in povertà in un quartiere poverissimo di Catania; un prete operaio l’aiutò, poteva rimanere un’intelligenza sprecata e un relitto e invece, grazie a chi cercava di corrispondere a ciò che sta scritto, è divenuto un chirurgo di Careggi. E adesso, pressocché ogni giorno prima di recarsi in ospedale, porta soccorso ai senzatetto della stazione, mediante cibo, piccoli aiuti economici, indumenti, prestando le prime cure mediche per poi indirizzare i bisognosi alle strutture adatte; e soprattutto porta calore e solidarietà umana. Una goccia nel mare, certo, ma il mare è fatto di gocce.

Per questa sua opera un giovane marocchino che esisteva tra i treni fermi su di un binario morto, senza neanche le scarpe pure d’inverno, si è risollevato da terra, ha studiato ed oggi è iscritto all’Università in ingegneria. La prima volta, ricorda il giovane, una mattina si presentò con un paio di stivali.

«Aiutare i meno fortunati fortifica la mia anima e il mio spirito. Non credo ci sia cosa più gratificante che regalare un sorriso e un appiglio a chi dalla mattina alla sera vede solo il baratro. Non basta aiutare i propri cari ad avere una vita migliore, io sento il bisogno di aiutare anche chi non conosco. Restituendo in qualche modo quell’amore disinteressato e universale che a me ha cambiato la vita». Ma allora quali sono le prove di fede per il credente di oggi? È quella inedita del giovanissimo prete che è salito a bordo di una nave condividendo il rifiuto di soccorso con i migranti; quella mai vista del cardinale polacco che ha riallacciato la luce per le famiglie occupanti di un palazzo; quella inaudita delle suore di clausura che hanno esposto uno striscione, con un semplice versetto del Vangelo di Matteo: «Lo avete fatto a me»? Oppure la via opportuna è quella secolare del in questo segno si vince, del collateralismo tra trono e altare, e pazienza se con un decreto si possa istituire il reato, o il comportamento sanzionabile, di salvataggio di vite umane. Ha detto il vescovo di Ventimiglia che vi è un piano ideologico per «favorire uno stravolgimento dell’identità europea attraverso l’approdo di masse umane disomogenee… una multiculturalità da tanti spesso invocata e auspicata per annacquare e sminuire la matrice cristiana dell’Europa».

Salvini ha ribadito più volte che il vero pericolo è l’Islam. E Forza Nuova ha inalberato uno striscione dove si paragonava Bergoglio a Badoglio. È la ricerca dei valori universali profondi dell’amore cristiano che innova il pontificato di Francesco, il principale nemico per il sovranismo che percorre l’Europa ed è sostenuto, per loro fini di dominio, dalla Russia di Putin e dagli Stati Uniti di Trump: sono unicamente loro che  beneficeranno della deriva culturale e morale del nostro continente e della conseguente divisione in staterelli ininfluenti sullo scacchiere mondiale, separati con filo spinato e  muri dalla pienezza della vita che è incontro e interazione di persone e di popoli.

Fulvio Turtulici

Non me ne voglia l’amico Giovanni Manecchia se dalle sue due lettere traggo in partenza una notizia positiva che non c’entra niente con l’argomento dibattuto, ma quel «stamani puntuale mi è arrivato “Toscana Oggi”» mi fa molto piacere alla luce delle tante lamentele che ci arrivano a causa del disservizio postale. Per il resto, premetto che mi è sembrato opportuno pubblicare entrambe le lettere di Manecchia perché si integrano e accanto a queste una lettera di segno opposto a dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, dei diversi punti di vista su certi temi all’interno dello stesso mondo cattolico. C’è in proposito un servizio interessante sul numero scorso di «Famiglia Cristiana» (n. 23 del 9 giugno) dedicato a «I cattolici e la politica: divisi alle urne», corredato con alcune infografiche tra cui quella sul voto di chi va a Messa. Si tratta di un sondaggio attendibile, perché sottoscritto da una firma autorevole come quella di Nando Pagnoncelli, in cui si dice che il 32,7 % di chi va a Messa tutte le settimane vota Lega e il 26,9 Pd. A seguire i 5 Stelle (14,3), Forza Italia (9,9) e Fratelli d’Italia (6,1). Se i dati, come detto, sono attendibili significa che il voto dei cattolici non si discosta molto da quello del resto degli italiani: qualche simpatia in meno per Lega e 5 Stelle, qualcuna in più per il Pd. Detto questo, per quanto mi riguarda, ribadisco, a titolo strettamente personale e con tutto il rispetto per il vescovo di Ventimiglia, che i gesti e le invocazioni del ministro Salvini erano sconcertanti e fuori luogo. In quanto a contestare le Ong, sia il ministro che il vescovo hanno tutto il diritto di farlo e può andar bene anche a chi non è d’accordo. Ben diverso è chiudere i porti e lasciare i migranti al loro destino in balia del mare. In questo caso, come scritto un paio di numeri fa, siamo di fronte a disumane prove di forza che non hanno niente a che vedere con «uno stravolgimento dell’identità europea», se mai ci fosse questo rischio.

Andrea Fagioli