Troppi anziani soli, ricordiamoli almeno il giorno di Natale

Pensando al Natale che si apprestano a trascorrere i nostri anziani non autosufficienti ospiti delle Rsa, in strutture stremate dalla pandemia e in molti casi senza poter vedere i propri cari, non possiamo non riflettere che forse si poteva e si doveva fare di più. In questi giorni l’Asl ha stabilito che tutto il personale e gli ospiti delle strutture socio-sanitarie dovranno effettuare ogni 15 giorni tamponi antigenici rapidi; concordiamo pienamente con l’iniziativa, ma perché non è stata attuata prima?In alcune strutture si è assistito, passivamente, a una vera e propria ecatombe, anche in questa seconda ondata di Covid, quando era evidente a tutti che la questione ruotava attorno a controlli costanti e frequenti del personale oltre che a una corretta turnazione dello stesso, troppo spesso vittima anch’esso, come gli anziani che doveva accudire, dell’improvvisazione di politici e amministratori tutti. Per mesi, si è preferito puntare il dito sui familiari degli ospiti facendoli passare per untori, tempo sprecato che certo ha contribuito a rendere ancor più tragica una situazione che poteva essere arginata. Lo dimostra il fatto che non tutte le Rsa hanno fatto registrare lo stesso tragico bollettino di morti, alcune sono riuscite nell’intento di salvaguardare i loro ospiti. Solo un caso fortunato oppure merito di gestioni più lungimiranti?Non dimentichiamo, lo dobbiamo a tutti gli anziani non autosufficienti che non ci sono più e a quelli che rimangono e che le Istituzioni in primis hanno il dovere di tutelare.Alessandro Martinipresidente associazione «In nome dei diritti onlus»

Nel pubblicare questa nota dell’associazione presieduta dal signor Alessandro Martini non vogliamo sollevare polveroni. Purtroppo a questo ci ha già pensato il Covid-19 e tanti, troppi errori fatti a più livelli. Errori ricordati in questa lettera così come li aveva sottolineati Massimo Mattei, presidente del “Consorzio il Borro”. che avevamo intervistato sul numero 42 di Toscana Oggi. No, non ci interessa. Qui vogliamo invece riprendere l’inizio della lettera/nota di Martini che parla del Natale e delle prossime festività, con gli anziani costretti a rinunciare ancora una volta al sorriso e all’abbraccio di figlie, figli e nipoti. Come e cosa possiamo fare per loro? Purtroppo mancano ormai pochi giorni al Natale e dove non si è provveduto a fare qualcosa difficilmente sarà possibile rimediare. Tanti nonni e nonne non avranno la vicinanza fisica, quella che manca a tutti ma che per gli anziani è ancora più importante quando l’udito è ormai un ricordo, quando la mente non riesce a mettere accanto pensieri coordinati tra loro, quando l’assenza di un parente è percepita solo come l’abbandono. In questi casi, e basta parlare con i tanti che hanno fatto esperienza in questi mesi di pandemia, l’anziano perde la volontà di andare avanti, di guardare a un futuro già breve e difficile. A noi che siamo fuori vengono in mente le immagini delle strade dello shopping stracolme domenica scorsa. Quante di quelle persone avranno avuto un anziano ricoverato? Quanti in una situazione diversa avrebbero dedicato cinque minuti ai loro cari chiusi, in una stanza, spesso impossibilitati a muoversi dal loro letto? Certo questa volta avevano una scusa, le Rsa sono precluse ai parenti. In tanti anni di lavoro ho visto e scritto di genitori che s’improvvisavano muratori o imbianchini pur di mandare i figli a scuola, supplendo alle mancanze del pubblico. Davvero non c’era qualcuno capace d’inventarsi e realizzare dei divisori di plastica o plexiglass, che creassero quelle stanze degli abbracci che in alcune strutture sono state fatte? Non lo so, e davvero non ho una risposta a questa domanda. So che intorno a me vedo tanti anziani che hanno invece l’affetto dei loro cari, che sono coccolati. Per fortuna ci sono ancora persone così. Allora, a maggior ragione, mi viene da pensare a chi è solo, a chi non avrà un abbraccio il giorno di Natale. Qualcuno doveva pensarci prima del 20 dicembre e una soluzione in molti casi, forse non in tutti, si poteva trovare. Una cosa, anzi due, possiamo ancora fare. Il 25 dicembre pensiamo per qualche minuto a queste persone, chi crede li ricordi con una preghiera perché possano sentire la nostra vicinanza, ma soprattutto quella del Bambino.