Usare la forza della fede anche contro chi brucia il Corano

Caro direttore,
Sfogliando gli ultimi numeri di Toscana Oggi non ho trovato alcun riferimento alla vicenda del rogo del Corano in Svezia. Posso sbagliarmi, ma trascurare l’approfondimento di questa notizia mi sembra poco conforme allo spirito che dovrebbe animare la nostra stampa cattolica, soprattutto dopo la pubblicazione del Documento sulla Fratellanza Umana di Abu Dhabi e dell’Enciclica Fratelli Tutti. È vero che si è già molto parlato della necessità di non confondere la libertà di espressione con la libertà di insulto, ma a mio parere ogni volta che un fratello o una sorella di un’altra religione sono vittime di un’aggressione che tocca la dimensione più intima della sua fede, non dovremmo mai tacere. Il fatto di autorizzare il rogo del Corano in una manifestazione pubblica da parte del governo svedese, mette seriamente in gioco uno degli auspici più belli del Documento sulla Fratellanza Umana, quello di: «risvegliare il senso della religiosità tra i giovani, per difendere le nuove generazioni dal dominio del pensiero materialistico, dal pericolo delle politiche dell’avidità del guadagno smodato e dell’indifferenza, basate sulla legge della forza e non sulla forza della legge».
Il Signore, nella sua provvidenza è capace certamente di far concorrere tutto al bene, anche questa triste vicenda, ma chiede anche noi di vegliare perché solo denunciando il male con coraggio potremo avere un cuore purificato e occhi aperti per vedere il Regno di Dio già presente nel mondo, e che si sta sviluppando qui e là in diversi modi:… come il buon seme che cresce in mezzo alla zizzania (cf. Evangelii Gaudium 278).
Cordiali saluti,
don Gherardo Gambelli

Carissimo don Gherardo,
con colpevole ritardo, ma davvero le mail che arrivano sono tante e talvolta restano «sepolte», rispondo alla sua. Nessuna giustificazione: dovevamo parlarne e spero che questa mia risposta chiarisca, però, che non c’era nessun tentativo di evitare l’argomento. Trovo gravissimo quanto successo in Svezia, per la verità abbiamo rischiato anche il bis che non è andato in scena solo per un ripensamento dell’ultimo minuto. Non esiste che un governo, che per di più si dichiara democratico, autorizzi una persona, sia quest’ultima anche un perseguitato politico, a compiere un gesto come quello visto davanti all’ambasciata irachena a Stoccolma. Non ci sono giustificazioni di sorta. E non ci piace neppure che qualcuno pensi di sfruttare la religione, o le differenze, come una giustificazione.
Lei quindi ha pienamente ragione nel sottolineare la nostra mancanza come nel citare il documento di Abu Dhabi. L’assenza di sensibilità dimostrata dal governo svedese deve colpire qualsiasi laico, a qualunque religione appartenga. Ciascuna persona ha diritto di sentirsi offeso da un gesto come quello: probabilmente se alle fiamme fosse stata data una copia della Bibbia, molte persone, e tanti giornali italiani, si sarebbero sentiti offesi e la notizia avrebbe fatto il giro del mondo in pochissimo tempo. Ecco perché chiedo scusa di non averne parlato prima, di non aver commentato quanto successo. Il Documento di Abu Dhabi e l’enciclica Fratelli tutti, richiamate dal nostro lettore, hanno infatti bisogno di essere ricordati spesso perché non si può dare per scontato che tutti abbiano presente l’importanza di questi documenti e tanto meno quanto qui si chiede a chi ha fede: cattolica, musulmana, ebraica o altro.
Il rispetto che si deve alle persone che professano una fede è lo stesso che tutti devono avere per i testi o i simboli che mai possono essere usati per la politica o peggio per giustificare una guerra o una battaglia diplomatica. Ecco perché è grave quanto successo a Stoccolma, ma anche le risposta violenta di Bagdad, e non possono avere una giustificazione. Ha ragione il nostro lettore a sottolineare che così non si difendono le giovani generazioni dal pensiero dominante nella società del XXI secolo, quel pensiero che ci vorrebbe tutti schiavi del materialismo e del liberismo, incapaci di guardare al bene comune, a quel nuovo umanesimo che papa Francesco più volte ha richiamato. Dobbiamo evitare di cadere nella legge della forza che certo per prima cosa cerca di combattere e annullare la forza delle fede. La risposta deve arrivare dai più giovani ma noi, adulti, dobbiamo stare loro vicini.