Lettere in redazione

«Vieni via con me», i lettori si dividono

Saviano e quella frase sui «dottor morte»

La trasmissione «Vieni via con me» ha avuto i suoi meriti, ma ha suscitato anche tanti dubbi, come quando lo scrittore Saviano ha detto: «la forza di Beppiuno Englaro è quella di aver agito nel diritto… Poteva pagare la classica tangente come si fa di solito, perché l’eutanasia già esiste negli ospedali italiani, si paga qualcuno nel silenzio…».

Saviano, paladino della legalità, della lotta alla mafia e alla camorra, non utilizzi gli stessi modi che dice di voler combattere; faccia nomi, luoghi, tempi e denunci alla magistratura i medici che si fanno pagare per uccidere le persone. Se non è in grado di farlo chieda scusa pubblicamente ai medici.

Goran Innocentiindirizzo emailMa io difendo Fazio e Saviano

Dopo aver letto gli interventi dei lettori riportati sul n. 42 di Toscana Oggi a proposito della trasmissione «Vieni via con me», mi permetto di fare alcune osservazioni fuori dal coro. A me il programma di Fazio e Saviano è sostanzialmente piaciuto, possono esserci stati dei momenti meno felici, più o meno condivisibili però ritengo che abbia contribuito a far discutere, a prendere posizione, allo scontro dialettico e tutto questo lo ritengo un fatto positivo. Il dibattito anche duro è il sale della democrazia; senza contare che parlare di impegno per la legalità, contro le discriminazioni e contro le mafie è un contributo importante per la convivenza civile. Tra l’altro la presenza di Don Ciotti all’ultima puntata è significativa.

Molti accusano i due conduttori di faziosità per aver invitato Mina Welby e Beppino Englaro e rifiutato di far intervenire i difensori del diritto alla vita; confesso che avrei avuto piacere di ascoltare qualcuno di quegli «angeli» che passano la loro vita al capezzale di malati di distrofia o in coma irreversibile, ma come anche Lei ha rilevato nella sua risposta alle lettere, il programma «Vieni via con me» non è di approfondimento giornalistico o di tribuna politica e Fazio e Saviano hanno fatto le loro scelte che a mio parere, pur criticabili, devono essere rispettate. Quanto a faziosità , ricordo che quando esplosero i casi Welby prima e poi Englaro, assistemmo ad un vero e proprio accanimento mediatico, lo scontro tra le due posizioni fu spesso con accenti molto poco rispettosi delle tragedie cui ci si riferiva e purtroppo anche da parte cattolica non mancò la faziosità nascondendo la carità che avrebbe dovuto essere al primo posto. Prevalsero le polemiche, lo stracciarsi le vesti , la lettera della legge sullo Spirito.

Mi ha colpito il duro attacco da parte di alcuni lettori di Toscana oggi a don Andrea Gallo ospite alla trasmissione di Fazio. Come è noto don Gallo è un prete che si sporca le mani nei bassifondi della società. Non si tratta di un sacerdote raffinato e da salotto e parla e opera forse stando sul filo del rasoio quanto a canoni dottrinari , ma grazie a Dio c’è qualcuno che vive il vangelo in certe zone. Un noto prelato parlando di una certa «bestemmia» ha detto che prima di criticare è necessario contestualizzarla. Se questo vale per la blasfemia, a maggior ragione dovrebbe valere per le parole di un «prete da marciapiede» , secondo la colorita definizione dell’indimenticabile Candido Cannavò nel suo saggio «Pretacci», oppure la contestualizzazione vale solo per i personaggi «autorevoli e potenti»?

Carlo Giuseppe RoganiSiena

Sulla trasmissione «Vieni via con me» continuiamo a dare spazio ai lettori e alle loro opinioni, che – giustamente – possono essere anche opposte. Il nostro giudizio lo abbiamo già formulato nella risposta alle lettere sul n. 42 (Un programma «fazioso» che esalta l’eutanasia), in un corsivo di Riccardo Bigi, pubblicato dopo la prima puntata e nella recensione televisiva di Mauro Banchini, sull’ultimo numero (Fazio-Saviano, l’ideologia ha di nuovo prevalso sul buonsenso?). Anche noi abbiamo riconosciuto dei meriti alla trasmissione, sia per l’idea complessiva che per alcuni interventi davvero stimolanti e apprezzabili. Ma rimaniamo dell’idea che i due autori, forse mal consigliati, o perché «prigionieri» della cultura liberal-radicale, abbiano sbagliato a non voler dar voce ad una delle tante persone che sulla propria pelle ha vissuto o vive in modo diverso il rapporto con patologie particolarmente gravi. Non per contrapporli a Beppino Englaro e a Mina Welby, ma per aprire altre finestre su un orizzonte al quale ci si deve accostare in punta di piedi, con grande delicatezza. Non averlo fatto, lo consideriamo un errore. Così come ha ragione il signor Innocenti a lamentarsi per quella frase inopportuna di Saviano sui medici, che a pagamento, sarebbero disposti a violare la legge e la deontologia, praticando l’eutanasia. Se li conosce, li denunci.

Claudio Turrini