Il film: “Citizen Kane”, torna in sala, restaurato, il capolavoro di Orson Welles

Un’occasione imperdibile per vedere o rivedere quello che è considerato il film più importante di tutti i tempi.

Ebbe a dire François Truffaut: «Questo è certamente il film che attraverso il mondo ha suscitato il numero più grande de vocazioni cinematografiche». Parlava di Citizen Kane (1941), il capolavoro di Orson Welles, da noi impropriamente intitolato Quarto potere in riferimento alla stampa di cui il protagonista, Charles Foster Kane, è un magnate. Ma il film è molto di più che un’opera di denuncia dei rischi della manipolazione dell’opinione pubblica da parte delle testate giornalistiche.

Questo è il “film” per antonomasia, l’opera che ha chiuso un’era della storia del cinema (quella del muto e del cinema classico) e ne ha aperto un’altra: la cinematografia moderna. Il suo artefice era allora un giovane brillante attore teatrale e radiofonico che aveva creato a New York il Mercury Theatre con cui metteva in scena e riduceva per l’etere classici della letteratura mondiale. Tra questi, il 30 ottobre 1938 mandò in onda una originale versione del romanzo La guerra dei mondi, scritto dal suo quasi omonimo H.G. Wells, sotto forma di un notiziario radiofonico in cui veniva comunicata l’invasione dei marziani narrata nel libro. La trasmissione non venne riconosciuta per quello che era, una brillante rilettura del romanzo, ma fu scambiata per una vera radiocronaca, suscitando panico negli ascoltatori, molti dei quali, in tutti gli Stati Uniti, scesero in strada terrorizzati.

L’episodio fece diventare Welles l’uomo del giorno: i giornali non parlavano che di lui e la sua popolarità raggiunse le stelle. Gli studios di Hollywood fiutarono subito l’affare e gli proposero di andare là a girare un film. Welles per l’occasione ottenne un contratto che gli permise – caso unico in tutta la storia del cinema hollywoodiano – di avere carta bianca sulla lavorazione: poteva scrivere la sceneggiatura, scegliere gli interpeti, recitare lui stesso, dirigere il film e, soprattutto, montarlo. Quest’ultimo privilegio (il “final cut”) è stato concesso a lui soltanto e solo in quell’occasione: per ogni suo film successivo girato a Hollywood dovrà fare i conti con l’ostracismo delle majors e la caparbia volontà dei produttori di controllare il lavoro finito attraverso l’editing.

Ma cosa ha di tanto straordinario Citizen Kane? Diciamo che è un trionfo di scelte espressive cinematografiche: il suo interesse non risiede tanto nel raccontare una storia avvincente, bensì nelle modalità con cui la racconta. Il punto di vista adottato dalla macchina da presa rivela la precisa scelta estetica e morale del suo autore; la stessa struttura narrativa si presenta eccezionalmente innovativa e funzionale al messaggio: non è possibile carpire i segreti più intimi dell’esistenza di un uomo. Eppure Welles prova a farlo violando un preciso divieto posto a inizio e fine del racconto: No trespassing!

Da subito scopriamo che il protagonista, ormai vecchio e solo nel suo maniero kitsch, muore pronunciando un nome: Rosebud (bocciolo di rosa). Il resto della storia sarà il tentativo di scoprire chi (o cosa) fosse Rosebud. Per questo verranno ascoltati coloro che hanno conosciuto, frequentato, amato e odiato Kane: ognuno darà la sua versione dei fatti e la sua valutazione sull’uomo e sul cittadino, ma nessuno saprà avvicinarsi al mistero. Solo lo spettatore lo scoprirà nelle ultimissime inquadrature, ma subito quel segreto finisce in fumo.

Risiede lì il senso di un’esistenza? Forse sì o forse quel nome è solo una tessera di un enorme puzzle grande quanto la vita di un uomo. E i personaggi scritti e interpretati da Orson Welles sono sempre stati, nel bene come nel male, bigger than life. Come lui, d’altronde.

CITIZEN KANE (Quarto potere)

Regia: Orson Welles; sceneggiatura: O. Welles, Herman Mankiewicz; fotografia (b/n): Gregg Toland; montaggio: Robert Wise; musica: Bernard Hermann; interpreti: O. Welles, Joseph Cotten, Doroty Comingore, Agnes Moorehead, Everett Sloane, Alan Ladd; produzione: O. Welles per R.K.O.; origine: Usa 1941; formato: 1,37:1; durata: 119 min.