Paride Milianti, dall’Abetone al Polo Nord

Paride Milianti è nato all’Abetone nel 1934 (più precisamente nell’antico borgo «Pianaccio»). Da subito appassionato di neve e di sci (anche se a cinque anni si ruppe, proprio sciando, una gamba, ma non si scoraggiò e fece bene!), dopo la prima gara a 16 anni, non lo ha fermato più nessuno. Poco dopo, nel 1937, «nasceva» anche il primo impianto di risalita dell’Abetone: la slittovia Villa Imperatori-Selletta (sul tracciato dell’odierna seggiovia «Riva»), detta lo «Slittone». L’Abetone dunque ha un’antica tradizione sciistica (il primo sci club Boscolungo risale al 1920) e, come si sa, ha dato i natali a tanti campioni quali Zanni, Zeno Colò, Chierroni, Celina Seghi e lo stesso Paride Milianti, che si sono fatti onore nel mondo. Campione italiano di slalom speciale nel 1957 e 1965 e di slalom gigante nel 1962, ha partecipato a tre olimpiadi (Cortina 1956, Squaw Valley 1960, Innsbruck 1964) e altrettanti mondiali (Aare 1954, Bad Gastein 1958, Chamonix 1962) ottenendo sempre risultati di prestigio.

Conclusa la sua fase agonistica, Milianti si cimentò dal 1966 alla Scuola di sci Abetone. Fu chiamato dalla Federazione nazionale italiana per allenare la squadra azzurra maschile, poi quella femminile-giovanile per dieci anni. Ha «istruito» campioni quali Radici, Pietrogiovanna, Piero Gross, Paolo de Chiesa, Carlo Senoner. Per 11 anni, dal ’64, fu istruttore alla scuola estiva di sci del «Livrio». Dal 1973 nel suo negozio all’Abetone «ha preparato» sci e scarponi per le gare.

Ma le sfide hanno sempre fatto parte dell’indole di Milianti. A 67 anni, nel 2001, accettò di partecipare alla spedizione commemorativa dell’impresa compiuta nel 1901 da Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi con il gruppo di cui faceva parte anche Mike Bongiorno e raggiunse il Polo Nord. Glielo aveva chiesto l’amico e frequentatore di Abetone il Duca Amedeo d’Aosta «in ricordo dell’avo». La spedizione prese avvio il 1° aprile 2001 «Partimmo in aereo da Milano a Parigi – ricorda Paride – e da qui a San Pietroburgo; poi altro volo fino in Siberia, a Katanga (ove rimanemmo 5-6 giorni). Il quarto velivolo ci atterrò all’Isola di Sredny e, dopo un paio di giorni di sosta, ci dirigemmo verso il campo base «Borneo», a una ventina di chilometri dal Polo Nord».

La spedizione. Il gruppo era composto da 42 persone tra cui un medico, un ammiraglio, guide alpine ed esponenti del Museo artico di San Pietroburgo. Vi era anche un prete poiché la commemorazione al Polo comprendeva una Messa. Dal campo base, con tanto di slitte con i cani e sci da alpinismo, ci vollero tre giorni per giungere all’89° parallelo (il 15 aprile). La tappa più impegnativa. «Ci trovammo in mezzo a bufere e tempeste fortissime – continua Milianti – , con il vento che soffiava basso, sferzando i nostri volti e i nostri corpi, mettendo davvero alla prova la resistenza di ognuno». È inutile dire che, in quelle condizioni estreme, una possibile bronchite ne avrebbe compromesso il ritorno a casa!

Naturalmente, i rischi di congelamento, le difficoltà, la fatica, il freddo intensissimo (la temperatura oscillava tra i meno 20 e i meno 37 gradi con una punta di meno 47) e gli imprevisti di una tale impresa erano ripagati dalla bellezza di panorami insoliti e suggestivi. Distese gelate bianche e luccicanti, figure fantasmagoriche di ghiaccio, con la luce del sole fino a mezzanotte, nei silenzi surreali di quelle lande sconfinate. Per non dire, poi, delle tempeste magnetiche che isolavano completamente. Il polo magnetico si sposta in continuazione sul ghiaccio instabile e occorrevano bussola e sestante per fare «il punto». Inoltre, poiché il sudore evaporava istantaneamente, per tutta la durata della spedizione era necessario bere sei-sette litri di acqua salata al giorno (ottenuta sciogliendo il ghiaccio con un fornello a benzina). I pasti erano per lo più sottovuoto.

Così, nell’Isola di Sredny, ove si trova la stazione meteorologica più a nord del globo, fu celebrata la Messa in diretta (poi trasmessa in Italia in differita a Pasqua 2001). Una Messa fu officiata anche al Polo Nord (tra l’altro recavano una Croce data dal pontefice Karol Wojtyla – Giovanni Paolo II: Croce poi portata al Museo Artico di San Pietroburgo). Anche se qualche disavventura non era mancata, ogni cosa si era svolta al meglio per l’intera spedizione, durata 18 giorni in tutto. A missione compiuta, dimenticando ben presto i pericoli corsi, il gelo, la fatica e gli ostacoli superati, prima in elicottero, quindi in aereo (Katanga – San Pietroburgo – Parigi – Milano) ritornarono volentieri a casa con la certezza però di aver compiuto un’impresa straordinaria ed irripetibile, quasi un viaggio mistico alla scoperta di se stessi.

Paride Milianti, abetonese doc, dopo molte vicissitudini ed esperienze in giro per il mondo è tornato da tempo al suo amato luogo natìo. E tuttora può capitare di vederlo nel negozio di famiglia dell’Abetone, non disdegnando di consigliare con capacità e cordialità, sci e scarponi agli sciatori di oggi.